http://espresso.repubblica.it/palazz...76?ref=RHRR-BE
Io sono d’accordo con la maggior parte delle argomentazioni contenute nell’articolo. E voi?
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Io sono d’accordo con la maggior parte delle argomentazioni contenute nell’articolo. E voi?
Tra tutti coloro che vengono citati nell’articolo, quello che m’infastidisce di più è Di Maio che ha la faccia tosta di presentarsi come guida dell’Italia a 31 anni, senza esperienza, senza laurea, con una percentuale ridicola di “votanti” del M5S e con una miriade di gaffe all’attivo.
Purtroppo sì.
Tra l'altro sui sistemi scolastici ho un'esperienza abbastanza esaustiva.
Ho preso un diploma col "vecchio" sistema e uno con il nuovo.
Ho preso una laurea col vecchio ordinamento e una con il nuovo.
Conosco bene le differenze e le caratteristiche in entrambi i casi.
Prima laurea (vecchio ordinamento - 4 anni ufficiali): non lavoravo, laureata a 24 anni, durata 4 anni e 8 mesi (non sono andata fuori corso perché a quel tempo le sessioni straordinarie arrivavano fino a luglio dell'anno successivo all'ultimo di corso).
Seconda laurea (nuovo 3 + 2): lavoravo ma sono sempre stata in corso, durata totale 6 anni e 5 mesi (intervallo di 6 mesi tra la triennale e l'inizio della magistrale, quindi in tutto ci avrei messo 5 anni e 11 mesi)
Poi bisognerebbe parlare dei contenuti, ossia di come sono strutturati i corsi, di come vengono fatti gli esami ecc.
Vi dirò solo questo: ho visto gente al terzo anno di un corso della facoltà di lettere che non sapeva l'ortografia e non sapeva dire in quale regione si trovasse Udine.
Purtroppo siamo in un'epoca di ignoranza mostruosa.
Ti basterebbe anche una sola laurea per avere più esperienza dei sistemi scolastici italiani del Ministro dell'Istruzione! Non è scandaloso tutto ciò?
Immaginiamo pure che l'ignoranza regni sovrana tra il popolino, ma nell' élite almeno si suppone che ci siano persone preparate, non credi? Solo per insegnare alle scuole elementari ormai ci vuole la laurea e per un ministero no? Per guidare un paese no?
P.S. Non so quanto curino e correggano gli elaborati scritti nelle singole facoltà. Temo che nessuno se ne preoccupi più.
Da almeno vent'anni viviamo in un regime di onagrocrazia. Di Maio è solo l'ultimo esempio.
se avete tempo e voglia guardatevi stasera l´ultima I mille giorni di Roma capitale 21.15 Rai 3
il cancro del paese ormai ormai allo stato avanzato..altro che i fessi del M5s che si decurtano lo stipendio..che ingenui
Ovvio che l'ho letto. Mi hanno obbligato al liceo.
magari fossero ingenui; offrono l'illusione che il problema sia "la politica", quando questa è solo il terminale che rappresenta la domanda scomposta della società, dove una quantità immensa di gente lavora grazie a clientele, pur restando personalmente onesta, almeno in generale;
questo rinvia la presa d'atto dei problemi, crea odio sociale invece contribuire alle soluzioni;
ora candidano il giovinotto di Napoli, in bocca alla Lega dei referendum, mentre in Catalogna succede quel che succede; coi 5S a rappresentare una domanda di soldi pubblici di tutte quelle clientele ingovernabili, dall'atac romana, ai dipendenti pubblici siciliani; più quelli vincono, assieme ai Fratelli d'Italia, che acchiappano solo al sud, più rafforzano l'esasperazione su cui punta la Lega, che si prende i dividendi;
hanno bocciato il referendum, e quindi avremo i soliti governicchi deboli, di coalizione spuria a fronteggiare la situazione; ci sarà da ridere, perché se Lombardia e Veneto cominciano a fare pressione sui conti, li seguono tutte le regioni che trasferiscono, e ti saluto Italia...
Evitando i luoghi comuni, credo che ci siano situazioni molto diverse nei vari atenei.
Le mie esperienze, per fortuna, sono molto positive, ma sui grandi numeri, ovviamente, trovi molta gente che passa gli esami studiando il meno possibile.
Chiaro che a Medicina o Ingegneria ci sono criteri diversi rispetto a Giurisprudenza o Lingue.
Il problema nasce poi anche DOPO la laurea, nel caso della politica non ci sono percorsi definiti, e purtroppo c'è un enorme percorso di malcostume...definito ! Quindi sul campo impari proprio la disonestà, un po' come si impara a essere criminali andando in carcere.
beh, no, altrimenti sarebbe una tecnocrazia, e non una democrazia;
il ruolo di indirizzo politico deve rappresentare l'elettorato, cioè vedere i problemi esattamente da un punto di vista generale, diverso da quello degli specialisti, per essere assistito da quelli, i ruoli tecnici - funzionari di carriera assunti per concorso pubblico - i quali in effetti hanno fin troppo potere; se un segretario generale si mette di traverso, con la burocrazia dietro, il ministro è fritto;
la competenza può essere auspicabile, ma se implica di fatto contiguità ambientale - vale a dire un iter formativo d'élite che si incrocia ripetutamente con quello dei tecnici; un'eventualità frequentissima - è un problema;
in Francia non c'è questo problema, pur verificandosi la circostanza, perché i ministri rispondono al presidente.
Non mi dispiacerebbe una tecnocrazia, sebbene possa essere anche molto ottusa; nel momento del bisogno infatti si ricorre volentieri ad essa, vedi il governo Monti. Comunque, più che alla tecnocrazia vera e propria, pensavo a una formazione scolastica di base ed a una cultura che l’élite politica sarebbe auspicabile che avesse. E quando parlo di base mi riferisco almeno alla laurea (anche se so che non è una garanzia, come ha evidenziato pure Yele), visto che al giorno d’oggi non è difficile ottenerla come in passato, e ad una esperienza sul campo. Non sarà una visione democratica, ma io non mi sento rappresentata da chi è più ignorante di me e inanella gaffe a tutto spiano. Mi sembra assurdo che ben quattro ministeri siano attualmente retti da non laureati.
Certo, se la maggioranza vota un somaro o Cicciolina o Razzi, me li devo tenere pure io, ma permettimi di esprimere il mio dissenso come ho fatto in questo post.
Non capisco in cosa consista il problema se il percorso di studi del politico è simile a quello dei tecnici.
Anch'io penso che in ogni caso chi si candida ad amministrare la cosa pubblica dovrebbe essere almeno laureato
più che ottusa, il pericolo è che governi nel proprio interesse corporativo; in tutti gli ordinamenti democratici ci sono norme volte ad impedire questo esito, incompatibilità; persino il comandante generale dei CC viene pescato dalle altre armi, e non è un carabiniere;
c'è un parlamento che lo vota, ma è una situazione patologica, non desiderabile in termini di funzionamento democratico; il governo "tecnico" è il risultato dell'incapacità della politica di esprimere alternative condivise da una maggioranza, scelte, tipo aumentare le tasse agli abbienti e offrire più servizi a chi ha meno, o viceversa;Citazione:
nel momento del bisogno infatti si ricorre volentieri ad essa, vedi il governo Monti.
beh, così istituisci un principio di classe, che discrimina ed esclude chi non abbia avuto accesso ad un'istruzione superiore, a prescindere dalle sensibilità e dai contenuti che la persona esprime;Citazione:
Comunque, più che alla tecnocrazia vera e propria, pensavo a una formazione scolastica di base ed a una cultura che l’élite politica sarebbe auspicabile che avesse. E quando parlo di base mi riferisco almeno alla laurea (anche se so che non è una garanzia, come ha evidenziato pure Yele), visto che al giorno d’oggi non è difficile ottenerla come in passato, e ad una esperienza sul campo. Non sarà una visione democratica, ma io non mi sento rappresentata da chi è più ignorante di me e inanella gaffe a tutto spiano. Mi sembra assurdo che ben quattro ministeri siano attualmente retti da non laureati.
certo, ma tu stai contestando dei contenuti espressi da quelle figure; l'assunto che ti contesto è che quei contenuti siano di necessità il prodotto di una scarsa preparazione, oltre alla consolidata dottrina della democrazia; tu ti fai rappresentare quando voti, poi non puoi pretendere di prevalere se resti in minoranza;Citazione:
Certo, se la maggioranza vota un somaro o Cicciolina o Razzi, me li devo tenere pure io, ma permettimi di esprimere il mio dissenso come ho fatto in questo post.
vedi, il fatto che tu non lo capisca, rappresenta in modo paradossale il contenuto di questo 3d;Citazione:
Non capisco in cosa consista il problema se il percorso di studi del politico è simile a quello dei tecnici.
non lo capisci proprio perché ti manca la preparazione tecnica in materia, e pertanto, secondo la tua logica, dovresti essere esclusa dalla decisione;
nel nostro ordinamento, coi suoi poteri e contrappesi peculiari, la contiguità del decisore politico con gli ambienti che sono oggetto delle sue decisioni può verosimilmente inficiare l'efficacia di queste ultime; ricorderai il caso di uno che era PdC possedendo metà del sistema televisivo e che ha cambiato leggi penali che si applicavano a processi in cui era imputato;
se, poniamo, si volesse riformare la Giustizia per renderla più rapida, un ministro avvocato sarebbe certamente "competente", ma si porterebbe inevitabilmente dietro le sue relazioni professionali e potrebbe ostacolare la riforma, se questa comportasse una riduzione del lavoro e del potere per la sua corporazione, ma un vantaggio per la collettività; e così via per magistrati - pensa alla questione della separazione delle carriere - banchieri, militari, commercialisti, notai, medici, farmacisti e quant'altro... visto che non si resta ministri a vita e poi si torna a frequentare quell'ambiente;
il ministro deve esattamente rappresentare te, che non hai competenze specialistiche, nel tuo diritto di chiedere un indirizzo politico; la competenza tecnica viene garantita da un'infinità di altre figure, dello staff politico del ministro, come degli amministrativi che sono lì per concorso;
nel nostro caso il ministro ha un potere relativamente autonomo, perché il PdC non lo può sfiduciare singolarmente, ma è necessario un rimpasto e un nuovo voto di fiducia, che non è proprio uno scherzo;
in Francia o negli USA, dove il potere esecutivo è nelle mani del presidente, direttamente investito dal voto, il ministro non ha quel potere di condizionamento; se non garantisce l'esecuzione del mandato politico, si cambia in mezza giornata e l'interesse pubblico è tutelato; quindi la questione di incompatibilità si pone molto meno: il presidente D. Eisenhower, generale, denunciò lo strapotere del complesso militar-industriale nell'orientare la politica estera, ma poté farlo perché investito dal voto popolare diretto e in un sistema di contrappesi adeguati a garantirgli autonomi, ma anche soggezione al controllo popolare.
Scusa se ti rispondo sinteticamente.
A me pare ovvio che chiunque sia al potere faccia anche l’interesse della corporazione a cui appartiene, non è sempre detto che questa corrisponda ad un potere vero e proprio come nei casi che hai citato. Voglio dire, la casta degli avvocati non ha lo stesso potere di un
Berlusconi che riuscì a farsi fare le leggi ad personam non in quanto laureato in giurisprudenza, ma perché detentore contemporaneamente anche del potere economico e di quello mediatico, oltre a quello politico. Ci fu un vero e proprio conflitto di interessi.
Inoltre credo che chiunque faccia politica attiva prima o poi venga a far parte di gruppi di forza, magari in seno al partito, di cui si fa portavoce.
Confermo: non voterei un non laureato (se ce l’ho fatta a laurearmi io, lavorando e studiando, con la ferma opposizione dei miei genitori, ce la può fare chiunque), anche se antidemocraticamente discrimino gli altri, che magari proporranno contenuti che condivido, e mi rendo perfettamente conto di non essere personalmente all’altezza di una candidatura politica.
Comunque grazie per la lezione: sinora ho sempre pensato che un ministro dovesse avere chissà quali competenze tecniche.
probabilmente, ne ha molto di più, dato che sono stati quasi la metà dei parlamentari; solo a Roma sono più di tutti quelli francesi...
beh, certo, ma in questo caso si determina un vaglio popolare attraverso il voto di un programma; è una lobby più trasparente sulla quale puoi decidere di volta in volta, non un vincolo del sistema;Citazione:
Inoltre credo che chiunque faccia politica attiva prima o poi venga a far parte di gruppi di forza, magari in seno al partito, di cui si fa portavoce.
questa, infatti, è una tua prerogativa sovrana di elettrice, a prescindere dalla tua conoscenza dei motivi che impediscono o sconsigliano il vincolo che vorresti istituire; potresti diventare tu stessa ministro e cambiare la norma nel senso che intendi, e contro quel tuo stesso principio;Citazione:
Confermo: non voterei un non laureato (se ce l’ho fatta a laurearmi io, lavorando e studiando, con la ferma opposizione dei miei genitori, ce la può fare chiunque), anche se antidemocraticamente discrimino gli altri, che magari proporranno contenuti che condivido
certo che ti renderai conto come, in virtù della stessa logica, qualcuno potrebbe cominciare a sostenere la limitazione del diritto di voto a chi abbia dimostrato una competenza standard dei meccanismi istituzionali e delle ratio di legge: perché no ? si tratta pur sempre di esercitare un potere; perché una persona ignorante di economia o urbanistica deve poter decidere se fare o non fare le olimpiadi in città votando un certo sindaco ?
la maggior parte delle persone ha idee di questo tipo sulle questioni giuridiche, politiche, economiche, ed in generale su tutto ciò che riguarda aggregati sociali; per il semplicissimo motivo che questi rispondono a dinamiche diverse da quelle intuitive;Citazione:
Comunque grazie per la lezione: sinora ho sempre pensato che un ministro dovesse avere chissà quali competenze tecniche.
prima di studiare materie giuridiche all'università, avrà letto centinaia di quesiti "se voi foste il giudice", della settimana enigmistica; non ero particolarmente stupido, o forse sì; ma li sbagliavo quasi tutti :D
a 20 anni avevo una buona cultura umanistica e artistica, ma non capivo un tubo di economia perché, non avendo commercianti o imprenditori tra i famigliari prossimi, non mi ero mai posto il problema che gli investimenti si finanziano a prestito e quindi devono rendere di più degli interessi; nella mia ingenuità, davo per scontato che le attività fossero finanziate dalla cassa o dal patrimonio :rotfl:
mi sarei anche potuto laureare in lettere, ma un qualsiasi salumiere con la 5a elementare sarebbe stato un ministro dell'economia più competente di me.
Per come la vedo io questo articolo parla solo di un sintomo, ma non centra minimamente il problema che invece credo risieda altrove. Guardando la situazione politica, non sono italiana, da un punto di vista puramente meccanico direi che siamo al limite di quello che la democrazia in ambito capitalista ci può offrire.
La diffusione di fenomeni populisti, vagamente razzisti/fascisti, come i 5S, Salvini e Fratelli d'Italia, Trump, la Le Pen, la recentissima salita della destra anche in Germania, sono tutte risposte a sentimenti di insoddisfazione e disperazione che il pubblico sente a causa di una crisi che non è mai passata. E che non passerà mai.
:asd:
Di nuovo non ti rispondo punto per punto, questa volta perché hai riportato solo parte delle mie affermazioni, stravolgendo quello che dicevo e giungendo a ipotesi tue. Ma lasciamo stare per piacere, non mi piace pignoleggiare.;)
Come ho già detto prima, non nutro velleità politiche né penso in alcun modo di limitare il diritto di voto sancito dalla Costituzione. La mia voleva essere solo una riflessione su alcuni aspetti della classe politica odierna che, bene o male, rappresenta le inclinazioni del corpo elettorale. Voglio dire, se in passato anche chi aveva la 5° elementare cercava di votare i candidati più competenti (nella mia famiglia è stato così), oggi anche chi è istruito sceglie i populisti senza arte né parte, magari solo per sperimentare delle novità.
beh, se vai a vedere in dettaglio, una buona parte della classe dirigente repubblicana del passato magari aveva titoli, ma non competenze; c'erano quattro gatti, tra liberali e repubblicani-azionisti, dotati di qualche competenza, ma gli altri in effetti sono stati disastrosi, portando una "cultura" da notabilato crociano a governare un paese che si voleva industriale; non ti voglio annoiare, ma ci sarebbe da mettersi le mani nei capelli; solo che in quell'epoca veniva tutto ammortizzato a debito, che paghiamo oggi, noi.
Sorridiamo un po’:
https://video.repubblica.it/spettaco...-C4-P6-S1.4-T1
beh, c'è poco da salvare delle classi dirigenti del dopoguerra, anche se apparivano più decorose;
fino alla fine degli anni 50 hanno amministrato i soldi del piano Marshall, in una società classista e con salari bassissimi; poi, hanno assecondato tutte le istanze retrive di quella società, con una mentalità, appunto, da notabili di provincia, scegliendo un basso profilo industriale - si vendevano i brevetti e si mantenevano le produzioni mature - pur di non costringere le loro clientele a modernizzare il paese;
dopodiché, hanno fatto debiti e assunto, sussidiato, tollerato l'evasione, ecc... sempre per evitare di amministrare un conflitto sociale crescente, con l'inflazione che ha cominciato a galoppare dai primi 70;
poi hanno svenduto ai privati anche le utilities, elettricità, telefonia, assicurazioni, ecc... offrendo ai capitalisti pusillanimi che disinvestivano fonti di reddito garantite e sottratte al rischio d'impresa; il giochino è durato fino alla caduta del Muro; poi sono cominciati i guai, perché la Guerra fredda non garantiva più la tenuta stagna dell'economia occidentale;
tutto il prestigio di quei sapientoni si paga ora, sotto forma di debito, che impedisce di investire, e di infrastrutture e livello industriale inadeguato;
qualcuno si salva, ma c'è da rimpiangere poco;
considera che i poteri politici di oggi sono infinitamente più diluiti: qualsiasi carica nazionale, di fatto, ha un decimo del potere che aveva l'omologa di 50 anni fa, per molti motivi.
Non mi sembra che i politici attuali (e non mi riferisco solo a chi è al governo) si preoccupino molto del debito e delle infrastrutture insufficienti.
praticamente non hanno alcun margine per farlo, né finanziariamente, né quanto a potere politico; le risorse sono tutte assorbite per l'ordinaria amministrazione; per avviare qualsiasi volano di spesa servono soldi UE svincolati o progetti che coinvolgano privati, tipo olimpiadi;
ora, non è che io abbia una gran stima della gente che fa politica oggi; ma, onestamente, quelli prima di Monti, avevano margini di intervento maggiori e vincoli politici analoghi; qualsiasi intervento davvero necessario scatenerebbe conflitti a catena; in questo paese anche la lobby dei tassisti romani è in grado di imporsi ad un governo, figuriamoci andare a toccare privilegi più consistenti...
Ah ma non lo sono, il sistema capitalista ha dimostrato storicamente un incredibile istinto di sopravvivenza, sono certo che la possibilità di scivolare in una distopia sia più reale che mai. Soprattutto all'alba dell'inevitabile crollo sistemico che avremo da qualche parte nelle prossime decadi. E non dico che sia inevitabile perchè sono fatalista, è inevitabile perchè nessuno ha una soluzione alternativa. La migliore possibilità che intravedo è quella di essere intellettualmente pronti per poter sperare di prevenire il Nazismo 2.0.
E la cosa peggiore è che io prevedo (tra vari scenari) un futuro in cui a livello individuale avremo più diritti che mai, matrimoni gay, diritti per i trans, adozioni, aborto, ma assolutamente ZERO controllo sul contesto all'interno del quale potremo usufruire di queste libertà. Nello specifico mi riferisco al fatto di come tutto, in perfetta linea con un'impostazione capitalista, stia distillando il potere (nel mondo moderno quello legato alla gestione dei dati in generale) e il denaro nelle mani di sempre meno persone. E questo non succede a causa di un club segreto di miliardari che giocano a golf sotto terra, ma per semplice design del sistema. Non potrebbe essere in nessun altro modo a parità di sistema.
Tuttavia ascolto volentieri punti di vista differenti.
eh, magari fosse così...
il dato dell'evasione è enorme, ma lo devi leggere nel quadro di un altro macro-dato, e cioè la percentuale di PIL mossa dalla spesa pubblica, che è patologicamente al 54%; questo vuol dire che già il sistema ha abbondantemente saturato la quota di economia pubblica sostenibile, e in modo strutturale, da partite correnti;
cioè, se tu andassi a comprimere il livello di ricchezza privata che si determina dal prelievo + evasione/elusione avresti un proporzionale o più che proporzionale effetto sulla sottoscrizione del debito, perché il risparmio è la prima voce che si contrae, con la necessità di pagare più interessi e contrarre a sua volta quella spesa che garantisce una quota così importante di redditi;
in soldoni, puoi anche fare del giustizialismo fiscale in un ambiente al 95% di piccole imprese, ma poi devi ridurre stipendi e pensioni del 30 % e tutto il resto delle commesse pubbliche e meccanismi "pubblici" su privato, e relativi redditi, incluse tutte le transazioni privato-su-privato conseguenti alla normazione; tutto il terziario di supporto e gestione, ecc...
intuitivamente si tende a seguire la logica per cui "se tutti pagassero tutto, si pagherebbe di meno"; in pratica non è così, almeno fino al momento in cui la spesa pubblica non si riproporziona ad un livello fisiologicamente sostenibile dall'economia privata, dal momento che il gettito generato dalla prima è solo virtuale, una partita di giro, garantito dalla seconda.
Sì capisco che c'è un legame perverso.
Ma da qualche parte si dovrebbe cominciare.
Io per esempio inizierei abolendo le regioni a statuto speciale, stabilendo dei bilanci standard per la sanità di ogni regione (il Patto per la Salute che voleva fare Livia Turco) e facendo una semplificazione drastica delle normative che regolano (amministrativamente) alcuni settori, come l'istruzione.
Poi combattere l'evasione sarebbe, non dico facile, ma più facile, se si collegassero le dichiarazioni dei redditi ai controlli di spesa e sulle proprietà. Non puoi pagare zero di tasse e avere la Ferrari in garage.