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Discussione: Racconto natalizio

  1. #1
    Cosmo-Agonica L'avatar di Bauxite
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    Racconto natalizio

    I figli di Babbo Natale


    Non c'� epoca dell'anno pi� gentile e buona, per il mondo dell'industria e del commercio, che il Natale e le settimane precedenti. Sale dalle vie il tremulo suono delle zampogne; e le societ� anonime, fino a ieri freddamente intente a calcolare fatturato e dividendi, aprono il cuore agli affetti e al sorriso. L'unico pensiero dei Consigli d'amministrazione adesso � quello di dare gioia al prossimo, mandando doni accompagnati da messaggi d'augurio sia a ditte consorelle che a privati; ogni ditta si sente in dovere di comprare un grande stock di prodotti da una seconda ditta per fare i suoi regali alle altre ditte; le quali ditte a loro volta comprano da una ditta altri stock di regali per le altre; le finestre aziendali restano illuminate fino a tardi, specialmente quelle del magazzino, dove il personale continua le ore straordinarie a imballare pacchi e casse; al di l� dei vetri appannati, sui marciapiedi ricoperti da una crosta di gelo s'inoltrano gli zampognari, discesi da buie misteriose montagne, sostano ai crocicchi del centro, un po' abbagliati dalle troppe luci, dalle vetrine troppo adorne, e a capo chino d�nno fiato ai loro strumenti; a quel suono tra gli uomini d'affari le grevi contese d'interessi si placano e lasciano il posto ad una nuova gara: a chi presenta nel modo pi� grazioso il dono pi� cospicuo e originale.
    Alla Sbav quell'anno l'Ufficio Relazioni Pubbliche propose che alle persone di maggior riguardo le strenne fossero recapitate a domicilio da un uomo vestito da Babbo Natale.
    L'idea suscit� l'approvazione unanime dei dirigenti. Fu comprata un'acconciatura da Babbo Natale completa: barba bianca, berretto e pastrano rossi bordati di pelliccia, stivaloni. Si cominci� a provare a quale dei fattorini andava meglio, ma uno era troppo basso di statura e la barba gli toccava per terra, uno era troppo robusto e non gli entrava il cappotto, un altro troppo giovane, un altro invece troppo vecchio e non valeva la pena di truccarlo.
    Mentre il capo dell'Ufficio Personale faceva chiamare altri possibili Babbi Natali dai vari reparti, i dirigenti radunati cercavano di sviluppare l'idea: l'Ufficio Relazioni Umane voleva che anche il pacco-strenna alle maestranze fosse consegnato da Babbo Natale in una cerimonia collettiva; l'Ufficio Commerciale voleva fargli fare anche un giro dei negozi; l'Ufficio Pubblicit� si preoccupava che facesse risaltare il nome della ditta, magari reggendo appesi a un filo quattro palloncini con le lettere S, B, A, V.
    Tutti erano presi dall'atmosfera alacre e cordiale che si espandeva per la citt� festosa e produttiva; nulla � pi� bello che sentire scorrere intorno il flusso dei beni materiali e insieme del bene che ognuno vuole agli altri; e questo, questo soprattutto - come ci ricorda il suono, firul� firul�, delle zampogne -, � ci� che conta.
    In magazzino, il bene - materiale e spirituale - passava per le mani di Marcovaldo in quanto merce da caricare e scaricare. E non solo caricando e scaricando egli prendeva parte alla festa generale, ma anche pensando che in fondo a quel labirinto di centinaia di migliaia di pacchi lo attendeva un pacco solo suo, preparatogli dall'Ufficio Relazioni Umane; e ancora di pi� facendo il conto di quanto gli spettava a fine mese tra " tredicesima mensilit� " e " ore straordinarie ". Con qui soldi, avrebbe potuto correre anche lui per i negozi, a comprare comprare comprare per regalare regalare regalare, come imponevano i pi� sinceri sentimenti suoi e gli interessi generali dell'industria e del commercio.
    Il capo dell�Ufficio Personale entr� in magazzino con una barba finta in mano: - Ehi, tu! - disse a Marcovaldo. - Prova un po' come stai con questa barba. Benissimo! Il Natale sei tu. Vieni di sopra, spicciati. Avrai un premio speciale se farai cinquanta consegne a domicilio al giorno.
    Marcovaldo camuffato da Babbo Natale percorreva la citt�, sulla sella del motofurgoncino carico di pacchi involti in carta variopinta, legati con bei nastri e adorni di rametti di vischio e d'agrifoglio. La barba d'ovatta bianca gli faceva un po� di pizzicorino ma serviva a proteggergli la gola dall'aria.
    La prima corsa la fece a casa sua, perch� non resisteva alla tentazione di fare una sorpresa ai suoi bambini. " Dapprincipio, - pensava, non mi riconosceranno. Chiss� come rideranno, dopo! "
    I bambini stavano giocando per la scala. Si voltarono appena. - Ciao pap�.
    Marcovaldo ci rimase male. -Mah... Non vedete come sono vestito?
    - E come vuoi essere vestito? - disse Pietruccio. - Da Babbo Natale, no?
    - E m'avete riconosciuto subito?
    - Ci vuol tanto! Abbiamo riconosciuto anche il signor Sigismondo che era truccato meglio di te!
    - E il cognato della portinaia!
    - E il padre dei gemelli che stanno di fronte!
    - E lo zio di Ernestina quella con le trecce!
    - Tutti vestiti da Babbo Natale? - chiese Marcovaldo, e la delusione nella sua voce non era soltanto per la mancata sorpresa familiare, ma perch� sentiva in qualche modo colpito il prestigio aziendale.
    - Certo, tal quale come te, uffa, - risposero i bambini, - da Babbo Natale, al solito, con la barba finta, - e voltandogli le spalle, si rimisero a badare ai loro giochi.
    Era capitato che agli Uffici Relazioni Pubbliche di molte ditte era venuta contemporaneamente la stessa idea; e avevano reclutato una gran quantit� di persone, per lo pi� disoccupati, pensionati, ambulanti, per vestirli col pastrano rosso e la barba di bambagia. I bambini dopo essersi divertiti le prime volte a riconoscere sotto quella mascheratura conoscenti e persone del quartiere, dopo un po' ci avevano fatto l'abitudine e non ci badavano pi�.
    Si sarebbe detto che il gioco cui erano intenti li appassionasse molto. S'erano radunati su un pianerottolo, seduti in cerchio. - Si pu� sapere cosa state complottando? - chiese Marcovaldo.
    - Lasciaci in pace, pap�, dobbiamo preparare i regali.
    - Regali per chi?
    - Per un bambino povero. Dobbiamo cercare un bambino povero e fargli dei regali.
    - Ma chi ve l'ha detto?
    - C'� nel libro di lettura.
    Marcovaldo stava per dire: " Siete voi i bambini poveri! ", ma durante quella settimana s'era talmente persuaso a considerarsi un abitante del Paese della Cuccagna, dove tutti compravano e se la godevano e si facevano regali, che non gli pareva buona educazione parlare di povert�, e prefer� dichiarare: - Bambini poveri non ne esistono pi�!
    S'alz� Michelino e chiese: - � per questo, pap�, che non ci porti regali?
    Marcovaldo si sent� stringere il cuore. - Ora devo guadagnare degli straordinari, - disse in fretta, - e poi ve li porto.
    - Li guadagni come? - chiese Filippetto.
    - Portando dei regali, - fece Marcovaldo.
    - A noi?
    - No, ad altri.
    - Perch� non a noi? Faresti prima..
    Marcovaldo cerc� di spiegare: - Perch� io non sono mica il Babbo Natale delle Relazioni Umane: io sono il Babbo Natale delle Relazioni Pubbliche. Avete capito?
    - No.
    - Pazienza -. Ma siccome voleva in qualche modo farsi perdonare d'esser venuto a mani vuote, pens� di prendersi Michelino e portarselo dietro nel suo giro di consegne. - Se stai buono puoi venire a vedere tuo padre che porta i regali alla gente, - disse, inforcando la sella del motofurgoncino.
    - Andiamo, forse trover� un bambino povero, - disse Michelino e salt� su, aggrappandosi alle spalle del padre.
    Per le vie della citt� Marcovaldo non faceva che incontrare altri Babbi Natale rossi e bianchi, uguali identici a lui, che pilotavano camioncini o motofurgoncini o che aprivano le portiere dei negozi ai clienti carichi di pacchi o li aiutavano a portare le compere fino all'automobile. E tutti questi Babbi Natale avevano un'aria concentrata e indaffarata, come fossero addetti al servizio di manutenzione dell'enorme macchinario delle Feste.
    E Marcovaldo, tal quale come loro, correva da un indirizzo all'altro segnato sull'elenco, scendeva di sella, smistava i pacchi del furgoncino, ne prendeva uno, lo presentava a chi apriva la porta scandendo la frase:
    - La Sbav augura Buon Natale e felice anno nuovo,- e prendeva la mancia.
    Questa mancia poteva essere anche ragguardevole e Marcovaldo avrebbe potuto dirsi soddisfatto, ma qualcosa gli mancava. Ogni volta, prima di suonare a una porta, seguito da Michelino, pregustava la meraviglia di chi aprendo si sarebbe visto davanti Babbo Natale in persona; si aspettava feste, curiosit�, gratitudine. E ogni volta era accolto come il postino che porta il giornale tutti i giorni.
    Suon� alla porta di una casa lussuosa. Aperse una governante. - Uh, ancora un altro pacco, da chi viene?
    - La Sbav augura...
    - Be', portate qua, - e precedette il Babbo Natale per un corridoio tutto arazzi, tappeti e vasi di maiolica. Michelino, con tanto d'occhi, andava dietro al padre.
    La governante aperse una porta a vetri. Entrarono in una sala dal soffitto alto alto, tanto che ci stava dentro un grande abete. Era un albero di Natale illuminato da bolle di vetro di tutti i colori, e ai suoi rami erano appesi regali e dolci di tutte le fogge. Al soffitto erano pesanti lampadari di cristallo, e i rami pi� alti dell'abete s'impigliavano nei pendagli scintillanti. Sopra un gran tavolo erano disposte cristallerie, argenterie, scatole di canditi e cassette di bottiglie. I giocattoli, sparsi su di un grande tappeto, erano tanti come in un negozio di giocattoli, soprattutto complicati congegni elettronici e modelli di astronavi. Su quel tappeto, in un angolo sgombro, c'era un bambino, sdraiato bocconi, di circa nove anni, con un'aria imbronciata e annoiata. Sfogliava un libro illustrato, come se tutto quel che era li intorno non lo riguardasse.
    - Gianfranco, su, Gianfranco, - disse la governante, - hai visto che � tornato Babbo Natale con un altro regalo?
    - Trecentododici, - sospir� il bambino - senz'alzare gli occhi dal libro. - Metta l�.
    - � il trecentododicesimo regalo che arriva, - disse la governante. - Gianfranco � cos� bravo, tiene il conto, non ne perde uno, la sua gran passione � contare.
    In punta di piedi Marcovaldo e Michelino lasciarono la casa.
    - Pap�, quel bambino � un bambino povero? - chiese Michelino.
    Marcovaldo era intento a riordinare il carico del furgoncino e non rispose subito. Ma dopo un momento, s'affrett� a protestare: - Povero? Che dici? Sai chi � suo padre? � il presidente dell'Unione Incremento Vendite Natalizie! Il commendator...
    S'interruppe, perch� non vedeva Michelino. Michelino, Michelino! Dove sei? Era sparito.
    " Sta� a vedere che ha visto passare un altro Babbo Natale, l'ha scambiato per me e gli � andato dietro... " Marcovaldo continu� il suo giro, ma era un po' in pensiero e non vedeva l'ora di tornare a casa.
    A casa, ritrov� Michelino insieme ai suoi fratelli, buono buono.
    - Di' un po', tu: dove t'eri cacciato?
    - A casa, a prendere i regali... Si, i regali per quel bambino povero...
    - Eh! Chi?
    - Quello che se ne stava cosi triste.. - quello della villa con l'albero di Natale...
    - A lui? Ma che regali potevi fargli, tu a lui?
    - Oh, li avevamo preparati bene... tre regali, involti in carta argentata.
    Intervennero i fratellini. Siamo andati tutti insieme a portarglieli! Avessi visto come era contento!
    - Figuriamoci! - disse Marcovaldo. - Aveva proprio bisogno dei vostri regali, per essere contento!
    - S�, s� dei nostri... � corso subito a strappare la carta per vedere cos'erano...
    - E cos'erano?
    - Il primo era un martello: quel martello grosso, tondo, di legno...
    - E lui?
    - Saltava dalla gioia! L'ha afferrato e ha cominciato a usarlo!
    - Come?
    - Ha spaccato tutti i giocattoli! E tutta la cristalleria! Poi ha preso il secondo regalo...
    - Cos'era?
    - Un tirasassi. Dovevi vederlo, che contentezza... Ha fracassato tutte le bolle di vetro dell'albero di Natale. Poi � passato ai lampadari...
    - Basta, basta, non voglio pi� sentire! E... il terzo regalo?
    - Non avevamo pi� niente da regalare, cosi abbiamo involto nella carta argentata un pacchetto di fiammiferi da cucina. � stato il regalo che l'ha fatto pi� felice. Diceva: " I fiammiferi non me li lasciano mai toccare! " Ha cominciato ad accenderli, e...
    -E...?
    - �ha dato fuoco a tutto!
    Marcovaldo aveva le mani nei capelli. - Sono rovinato!
    L'indomani, presentandosi in ditta, sentiva addensarsi la tempesta. Si rivesti da Babbo Natale, in fretta in fretta, caric� sul furgoncino i pacchi da consegnare, gi� meravigliato che nessuno gli avesse ancora detto niente, quando vide venire verso di lui tre capiufficio, quello delle Relazioni Pubbliche, quello della Pubblicit� e quello dell'Ufficio Commerciale.
    - Alt! - gli dissero, - scaricare tutto; subito!
    " Ci siamo! " si disse Marcovaldo e gi� si vedeva licenziato.
    - Presto! Bisogna sostituire i pacchi! - dissero i Capiufficio. - L'Unione Incremento Vendite Natalizie ha aperto una campagna per il lancio del Regalo Distruttivo!
    - Cosi tutt'a un tratto... - comment� uno di loro. Avrebbero potuto pensarci prima...
    - � stata una scoperta improvvisa del presidente, - spieg� un altro. - Pare che il suo bambino abbia ricevuto degli articoli-regalo modernissimi, credo giapponesi, e per la prima volta lo si � visto divertirsi...
    - Quel che pi� conta, - aggiunse il terzo, - � che il Regalo Distruttivo serve a distruggere articoli d'ogni genere: quel che ci vuole per accelerare il ritmo dei consumi e ridare vivacit� al mercato... Tutto in un tempo brevissimo e alla portata d'un bambino... Il presidente dell'Unione ha visto aprirsi un nuovo orizzonte, � ai sette cieli dell'entusiasmo...
    - Ma questo bambino, - chiese Marcovaldo con un filo di voce, - ha distrutto veramente molta roba?
    - Fare un calcolo, sia pur approssimativo, � difficile, dato che la casa � incendiata...
    Marcovaldo torn� nella via illuminata come fosse notte, affollata di mamme e bambini e zii e nonni e pacchi e palloni e cavalli a dondolo e alberi di Natale e Babbi Natale e polli e tacchini e panettoni e bottiglie e zampognari e spazzacamini e venditrici di caldarroste che facevano saltare padellate di castagne sul tondo fornello nero ardente.
    E la citt� sembrava pi� piccola, raccolta in un'ampolla luminosa, sepolta nel cuore buio d'un bosco, tra i tronchi centenari dei castagni e un infinito manto di neve. Da qualche parte del buio s'udiva l'ululo del lupo; i leprotti avevano una tana sepolta nella neve, nella calda terra rossa sotto uno strato di ricci di castagna.
    Usci un leprotto, bianco, sulla neve, mosse le orecchie, corse sotto la luna, ma era bianco e non lo si vedeva, come se non ci fosse. Solo le zampette lasciavano un'impronta leggera sulla neve, come foglioline di trifoglio. Neanche il lupo si vedeva, perch� era nero e stava nel buio nero del bosco. Solo se apriva la bocca, si vedevano i denti bianchi e aguzzi.
    C'era una linea in cui finiva il bosco tutto nero e cominciava la neve tutta bianca. Il leprotto correva di qua ed il lupo di l�.
    Il lupo vedeva sulla neve le impronte del leprotto e le inseguiva, ma tenendosi sempre sul nero, per non essere visto. Nel punto in cui le impronte si fermavano doveva esserci il leprotto, e il lupo usci dal nero, spalanc� la gola rossa e i denti aguzzi, e morse il vento.
    Il leprotto era poco pi� in l�, invisibile; si strofin� un orecchio con una zampa, e scapp� saltando.
    � qua? � l�? no, � un po' pi� in l�?
    Si vedeva solo
    la distesa di neve bianca come questa pagina.

    Italo Calvino
    un po' di possibile, sennò soffoco.
    G. Deleuze

  2. #2
    Opinionista L'avatar di Il gatto
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    Ha una sua descrittivita' della situazione, se non fosse che i budget di rappresentanza urbis et orbis, furono tagliati, a 0, una ventina di anni fa e il premio era semplicemente il pagarti, cosa non da poco e stiamo parlando delle corazzate d'italia, mi immagino quell'altri.
    Rimaneva in piedi lo scambio diretto, chiamato ricadute industriali, io do un contratto a te se me ne dai uno a me, di x milioni di euro, altro che giocattoli e regali di natale.

  3. #3
    Posh&Rebel L'avatar di efua
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    Bauxi grazie, mi hai riconciliata con il sonno.
    L'immagine del leprotto saltellante ha sortito lo stesso effetto della conta delle pecore.
    I tre regali giapponesi servirebbero pure a me.
    -Healthy body, clear mind, peaceful spirit-

    -Where there’s will there’s a way-

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  4. #4
    Heating up L'avatar di Mina.
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    Bella.
    La parte del pap� travestito che viene immediatamente riconosciuto e ci rimane male � successa pure a me

  5. #5
    whatever.. L'avatar di Misterikx
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    Sti muri di lettere non li confronto piu..


    versione audio con voce di donzella vestita di rosso pleeeeees
    " Non siamo in un salotto borbonico col mignolo sollevato e l'inchino obbligatorio. Qui siamo tutti uguali. Non ti aspettare in un forum cose difficili da trovare pure tra amici e parenti." Nahui

  6. #6
    Opinionista L'avatar di Il gatto
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    Vabbe' poi lo scoramento passa, quando i bimbi crescono e vgliono l'assegno, firmato da persona conosciuta a che sia sicuro l'incasso.

  7. #7
    Cosmo-Agonica L'avatar di Bauxite
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    Citazione Originariamente Scritto da Misterikx Visualizza Messaggio
    Sti muri di lettere non li confronto piu..


    versione audio con voce di donzella vestita di rosso pleeeeees
    Non � la Nin che ansima mentre scrive cose noiose, si tratta di un altro livello.
    un po' di possibile, sennò soffoco.
    G. Deleuze

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