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Discussione: La parabola del figliol prodigo

  1. #1
    Opinionista L'avatar di crepuscolo
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    La parabola del figliol prodigo

    Qualcuno ha detto che se di tutta la tradizione evangelica si fosse conservata unicamente la parabola del figliol prodigo, essa basterebbe pienamente a ricostruire la novità e l'unicità della figura di Gesù. Questo è senz'altro vero. Essa è di importanza centrale per la peculiare immagine empatica del Padre o di Dio presentata da Gesù. Ma in particolar modo per l'educazione e la psicoterapia moderne si tratta semplicemente di un fondamentale segnavia.
    Solitamente questa parabola viene associata a quella della dramma perduta o all'altra della pecorella smarrita, ma in esse sono presentate situazioni ben diverse, e quindi diversi atteggiamenti di fondo. La dramma è una cosa; se si perde, si deve cercarla, come la donna della parabola, su ginocchia e gomiti, altrimenti è andata. La pecorella smarrita è si un animale che può belare per indicare al pastore la direzione delle sue ricerche; ma essa resta dipendente in assoluto dal soccorso del pastore.
    Nella parabola del figliol prodigo, invece, un giovane adulto vuole andare per il mondo, e chiede al padre il capitale a lui spettante. Del padre sappiamo che acconsente alla richiesta del figlio e lo lascia andare. Niente buoni consigli o l'esortazione a mandare notizie il più regolarmente possibile. Nessun suggerimento del più anziano sul modo migliore per impiegare il denaro, nessun accordo per il ritorno. Un giovane adulto prende una decisione per sé, e come reagisce il padre? Lo lascia assolutamente libero.
    Nel caso di Adamo, la cacciata si era compiuta in modo meno gradevole. Ma la situazione era anche del tutto diversa. Il padre era un irremovibile, autoritario patriarca , che invece del capitale ereditario, dava ai suoi figli come punizione soltanto maledizioni. E l'uomo era un essere infantile, non cresciuto, che veniva respinto, del tutto impreparato, in un mondo freddo e inospitale. Per lui e per il mondo le conseguenze erano ovvie.
    Ma nella parabola di Gesù si trova una situazione del tutto diversa: viene infatti delineato un padre autentico, buono, che con un atteggiamento realmente empatico sa di cosa il figlio ha bisogno. La solita descrizione, che presenta il figlio come ribelle e disubbidiente, è una relazione maligna: nulla di tutto questo c'è nella parabola. In realtà il giovane uomo vuole inoltrarsi nella vita per fare le sue proprie esperienze, che di fatto nessun altro può fare per lui, nemmeno il migliore dei padri. L'atteggiamento comprensivo, empatico, del padre, era qualcosa di nuovo, e tale è ancora oggi.

    E questo è il commento della signora Hanna Wolff teologa ed esperta della psicologia del profondo, da cui ho preso lo spunto: delle madri mi telefonano per i loro figli 26 enni, per sentire se voglio sottoporli a terapia; dei padri mi chiedono colloqui per avere suggerimenti su come indurre alla ragione dei figli adulti. Dei giovani uomini nevrotici, malgrado gravi danni provocati dall'ambiente familiare, dicono, sia pure a capo chino: lo ammetto, malgrado tutto i miei genitori hanno sempre voluto il meglio per me.
    Disperatamente io lotto coi genitori contro il loro costante tener sotto tutela i figli in età scolare, contro la loro eccessiva sorveglianza sui compiti scolastici. Ma lasciate che i figli facciano finalmente le loro esperienze, devo dire continuamente. Non potete certo sostenerli e spingerli avanti per tutta la vita. Invece di parlare di tutte le cose da fare a scuola ed in casa, sarebbe meglio lasciar andare i figli, dar loro libertà, malgrado il timore che possano finire "tra i porci". Anche di lì ci può essere una via di ritorno, osserva la parabola.
    Ma in realtà in tutto questo non si tratta affatto dei figli, si tratta in primo luogo della propria vanità, che registra un eventuale fallimento del figlio come un fallimento proprio, cosa assolutamente intollerabile di fronte a parenti e conoscenti. Anche oggi dunque si tratta prevalentemente della proiezione di desideri propri, ed anche della reazione di ritorno, che vuole avere dal figlio quanto si è riposto in lui di lavoro, denaro e speranze.

    Si deve saper lasciar liberi, e tuttavia continuare ad amare. Ce lo ha chiarito per la prima volta l'immagine empatica del Padre, presentata da Gesù. " Mi leverò ed andrò da mio padre", dice il figlio lontano. La comprensione della figura del padre, qui proposta, non è affatto così ovvia come può apparire a prima vista. Di fatto essa ha subito le interpretazioni più disparate. Ad esempio si è pensato che nella situazione descritta qualsiasi padre agirebbe così. Oppure si è concluso che può certo trattarsi di un determinato padre, ma che il rapporto con Dio è moto vago. Si è addirittura fatto notare che la parabola in questione non può essere così unica, perché essa viene narrata con forti analogie addirittura nella letteratura buddista. Essa apparterrebbe quindi al patrimonio generale dell'umanità.
    In ogni caso, un "ritorno senza timore" ancora oggi non è affatto una cosa ovvia. Basta che pensiamo ai molti suicidi di studenti; già un brutto voto rende impossibile a chi studia un ritorno senza timore. Se un brutto voto od una risposta mancata possono scatenare simili reazioni psichiche, come reagirebbe la maggioranza dei padri di fronte ad un figlio rovinato o caduto così in basso, quale è presentato nella parabola?
    Nella parabola di Gesù si tratta evidentemente di un padre particolare. Al contrario dei padri patriarcali, caratterizzati dalle loro aspettative o pretese che associavano al figlio, Gesù ci mostra un padre, che dal figlio non aspetta niente per se stesso. E perciò non può essere deluso da lui. Questo è dunque un padre che accetta il figlio così com'è, proprio per il fatto che è appunto suo figlio. Da un padre simile si può tornare, qualsiasi cosa sia successa.
    Osserviamo questo padre un po' più da vicino. Se all'inizio della storia è il padre concreto, obbiettivo, che lascia andare il figlio, alla fine di questo dramma appare un aspetto del tutto diverso dello stesso uomo. Sono dei tratti quasi femminili e materni, quelli che ora imprigionano il suo comportamento. Egli corre incontro al figlio, non interroga sull'aspetto e la colpa di questo, ma lo abbraccia e lo bacia, ed esulta, e grida la sua gioia al mondo intero. mangiare e bere, vestirsi ed adornarsi, erompere del sentimento: tutto il resto viene cancellato. Questo è il modo di reagire di una madre. Per lo più gli uomini sogliono esprimere i loro sentimenti in modo diverso. Questo padre, ed è evidente che Gesù vuole dimostrarlo con particolare forza, è di fatto un padre tutto particolare, e cioè il modello del suo proprio Padre che sta nei cieli. In contrasto con il padre patriarcale, unilateralmente maschile, Gesù presenta qui per la prima volta, diffusamente e con tratti marcati, la sua propria immagine di Dio, completa e integrata, che comprende in ugual misura modalità di reazioni maschili e femminili e che venne chiamata la prima immagine di Dio veramente sana nella storia universale.
    Ma osserviamo un po' più a fondo anche il figlio. Come ha potuto avere il coraggio di azzardare senza timore il ritorno a casa , dopo una giovinezza così sprecata? In lui deve essersi mosso qualcosa, che malgrado tutto lo spingeva in questa direzione. E con questa ipotesi tocchiamo un fatto di importanza fondamentale. E' vero che molti a questo punto potrebbero pensare: che fatto d'importanza fondamentale ci può essere, quando si è finiti a tal punto nel fango? Di lì è certo che si torna a casa volentieri. In verità invece le cose non stanno affatto così: di regola si percorrono vie ben diverse. In base all'esperienza, dai "porci" si passa alla prigione o al suicidio. Se in questo caso la strada conduce alla casa paterna, ciò dimostra chiaramente che il figlio aveva portato con sé, da questa casa, qualcosa di fondamentale, e cioè la certezza interiore di una incancellabile appartenenza. Nella psicologia si parla, con riferimento all'americano Erik H. Erikson, di "fiducia originaria" come di una dote di particolare valore per dominare la vita, e di notevole rarità. Metaforicamente si può parlare di biglietto gratuito per la casa del padre, il che si identifica col " ritorno senza timore".
    Il "ritorno senza timore" proposto da Gesù contiene pertanto molti elementi differenziati di psicologia. Ma esso è allo stesso tempo una bomba sotto il fatiscente edificio dei tradizionali principi dogmatici cristiani di origine patriarcale. Qui non sentiamo parlare di espiazione e sacrificio cruento, di croce e grazia, come elementi necessari per ristabilire solennemente e suggellare questa comunione tra padre e figlio. Non ha luogo alcuna udienza riguardante un peccatore che si spera pentito. E quindi neppure un'elargizione di grazia: non ci sono neppure sottintesi cenni ad una successiva resa dei conti del genere: aspetta pure, che il bello verrà alla fine. Di tutto questo, così indispensabile per la cristianità in genere, in questa fondamentale parabola si trova soltanto l'esatto contrario. E deve essere proprio così. I concetti dogmatici infatti risalgono in definitiva a quell'immagine di Dio onnipotente, ma in realtà vendicativa e meschina, preoccupata continuamente soltanto del suo proprio onore.
    Il "ritorno senza timore" di Gesù ci mostra invece il grande Dio imperscrutabile, non misurabile con alcuna misura umana, che può permettersi di agire così.
    Come fa Gesù a sapere tutto questo? Egli lo presenta semplicemente, lo dice, ma non dà nessun commento. Ma lo sa bene, perché parla del suo proprio Padre. Ma dietro tutto questo c'è il mistero di quella genuina autorità, che può dire: nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio lo voglia rivelare.
    Ultima modifica di crepuscolo; 20-03-2017 alle 18:48

  2. #2
    Opinionista L'avatar di Arcobaleno
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    E' davvero così? Temo proprio di no. La necessità del doppio sacrificio di Cristo e la necessità di pagare per le proprie colpe per poter avere vita eterna e paradiso terrestre ci dicono qualcosa di diverso.
    Le esigenze di giustizia di Dio questo vogliono: perdonano i peccati, ma non evitano le punizioni anche a chi si pente.
    La parabola del figliol prodigo presenta un padre diverso, ma forse è un invito per noi a imitarlo più che una rappresentazione di Dio che perdona tutto e lascia impuniti.
    E non possiamo nemmeno criticare queste esigenze di giustizia, perché non sappiamo quali potrebbero essere le conseguenze di una eccessiva generosità di Dio a questo proposito. La generosità sta nelle ricompense, ma i prezzi vanno pagati.
    Avrei preferito dire qualcosa di diverso, ma questa mi pare la verità e non posso seminare menzogne né falsi ottimismi.

  3. #3
    Opinionista L'avatar di crepuscolo
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    Così è se vi pare.
    Un fattore di disturbo, che in molte parti dell'ambiente di Gesù rendeva realmente impossibile esaurire il significato profondo delle sue parole, è dato dal fatto che Gesù si trova ad un livello superiore dell'evoluzione umana, dell'essere uomo e persona, dal quale la massa che lo circonda è lontana anni luce. Ma che cosa la separa da lui? E' il governo assoluto del patriarcato, in cui vivevano non soltanto gli ebrei, ma tutto il mondo antico. Il patriarca è al centro di tutto, egli governa, guida e giudica ed è colui che primeggia, per ogni aspetto. Questo mondo antico è un mondo androcentrico: i valori dominanti sono valori maschili, come il coraggio, l'audacia, l'intrepidezza in battaglia, la capacità di perseguire uno scopo piuttosto che scoraggiarsi. Al primo posto vengono il rigore dei principi, l'inviolabilità del diritto, il potere ed il prestigio. Questo patriarca, signore di tutto, è allo stesso tempo la misura ed il giudice di tutte le cose. Così questa mentalità si è calata anche nelle concezioni religiose. Ad essa si associa, direttamente ed immediatamente, il misurare, l'esaminare e confrontare, il riconoscere ed il respingere, vale a dire un processo giudicativo che tutto comprende. E di questo sentiamo appunto parlare abbastanza nel Nuovo Testamento, non per ultimo nella polemica di Gesù. Nel dominio psichico del patriarcato, la religione è logicamente sempre una religione fondata sulla legge, che a livello della psicologia del profondo si potrebbe chiamare anche religione di un'umanità non integrata.
    Se Gesù porta un nuovo livello di umanità integrata è chiaro che egli deve porsi continuamente in deciso contrasto con l'antico livello del patriarcato e con il suo così ampio processo giudicativo. Qui non c'è armonizzazione. Qui l'"otre vecchio" deve chiamarsi con il suo nome. Di qui però deriva anche una tragedia di entità incommensurabile per Gesù stesso. In breve, patriarcato e giudizio vanno di pari passo. In definitiva è questo lo sfondo del destino di Gesù. Patriarcato e giudizio costituiscono perciò un tema assolutamente centrale.

  4. #4
    Candle in the wind L'avatar di conogelato
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    Il Protagonista della parabola è il Padre, in realtà. Non il figlio. Per questo oggi và per la maggiore la corrente teologica che vorrebbe chiamarla "la parabola del Padre Misericordioso".
    amate i vostri nemici

  5. #5
    L'avatar di dietrologo
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    io la conoscevo diversa però la storiella : il figlio prodigo ritorna con più conoscenza e coscienza avendo vissuto fuori casa ed è premiato da padre più dei figli che sono rimasti a casa timorosi sotto le protezioni del genitore ...e quest'ultima cosa vi riguarda direttamente

  6. #6
    Opinionista L'avatar di crepuscolo
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    se per campare rubava le ghiande ai porci che razza di tipo di conoscenza può aver avuto, solo furbi che gli hanno portato via i soldi o mignotte che lo hanno accalappiato sempre per soldi. Evidentemente era un tipo di conoscenza che costava molto cara visto che è rimasto per le pezze. Che poi io non accetti questo tipo di conoscenza non vuol dire che sono stato sempre sotto le sottane di mia madre.
    Gesù l'ha raccontata oltre che per quello che è stato detto, anzi soprattutto, anche per far incazzare i Farisei che nella parabola rappresentano proprio l'altro figlio invidioso e timoroso, ed anche un po' impacciato, tant'è che il padre gli ha dovuto dire per fargli capire: ma figliolo! tutto quello che ho è sempre stato tuo.
    Ultima modifica di crepuscolo; 21-03-2017 alle 10:33

  7. #7
    L'avatar di dietrologo
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    rileggi quello che ho scritto bene

  8. #8
    Astensionista L'avatar di nahui
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    in una nuvola di smog
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    Bella l'interpretazione che hai proposto Crepuscolo. Molto bella, mi trova d'accordo. Però non credo che sia in contrasto con quello che ha osservato Dietrologo, sul premio per chi ha scelto la conoscenza, l'autorealizzazione, chi ha scelto di percorrere il proprio destino, attraverso un'evoluzione che porta a ritrovare Dio. Invece la logica del castigo mi lascia perplessa: non è Dio a punirci, siamo noi a farlo, tutte le volte che ci allontaniamo dal percorso che ci porterebbe ad evolverci. Il nostro destino è il movimento, l'ascesi, ricordate anche la parabola dei talenti: dobbiamo cogliere le occasioni della vita, affrontare le prove, anche sbagliando, per crescere. L'immobilità, la rinuncia, sono morti anticipate, Dio non vuole che rimaniamo sepolti dalla paura. Dio non respinge mai, l'inferno (la lontananza da Lui) è un luogo dove si sceglie di stare, a volte semplicemente perchè manca la capacità di aprirsi all'amore.
    Il vero castigo per chi mente non è di non essere più creduto, ma di non potere credere a nessuno.
    (George Bernard Shaw)

  9. #9
    Opinionista L'avatar di crepuscolo
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    Citazione Originariamente Scritto da dietrologo Visualizza Messaggio
    rileggi quello che ho scritto bene
    A primo acchito sembra che tu mi abbia paragonato a quell'antipatico del fratello. Poi forse ho capito male.
    Comunque il figliol prodigo non stava andando per il meglio se aveva deciso di andarsene ed è poi tornato a casa.
    Dietrologo, sei sempre sibillino, prova a spiegarti meglio.

  10. #10
    L'avatar di dietrologo
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    i nostri figli li mandiamo a scuola per imparare la vita piuttosto che tenerli a casa sotto la nostra protezione , quello che succede in alto succede anche in basso , così in cielo così in terra , sono così semplice e immediate le parabole da capire... ma perchè complicare sempre tutto ?

  11. #11
    Opinionista L'avatar di crepuscolo
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    Citazione Originariamente Scritto da nahui Visualizza Messaggio
    Bella l'interpretazione che hai proposto Crepuscolo. Molto bella, mi trova d'accordo. Però non credo che sia in contrasto con quello che ha osservato Dietrologo, sul premio per chi ha scelto la conoscenza, l'autorealizzazione, chi ha scelto di percorrere il proprio destino, attraverso un'evoluzione che porta a ritrovare Dio. Invece la logica del castigo mi lascia perplessa: non è Dio a punirci, siamo noi a farlo, tutte le volte che ci allontaniamo dal percorso che ci porterebbe ad evolverci. Il nostro destino è il movimento, l'ascesi, ricordate anche la parabola dei talenti: dobbiamo cogliere le occasioni della vita, affrontare le prove, anche sbagliando, per crescere. L'immobilità, la rinuncia, sono morti anticipate, Dio non vuole che rimaniamo sepolti dalla paura. Dio non respinge mai, l'inferno (la lontananza da Lui) è un luogo dove si sceglie di stare, a volte semplicemente perchè manca la capacità di aprirsi all'amore.
    Ti ringrazio per l'apprezzamento, se non altro per la fatica che ho compiuto per capire la signora Wolff. Sono d'accordo con te che non si cresce se non si affronta sulle proprie spalle la realtà che il mondo ci riserva. E su questo posso ritenermi soddisfatto. Per me ora è tempo di riflessione e raccolta di frutti, non a caso il nome crepuscolo che mi sono dato anni fa è sempre più vero.

  12. #12
    Opinionista L'avatar di crepuscolo
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    Citazione Originariamente Scritto da dietrologo Visualizza Messaggio
    i nostri figli li mandiamo a scuola per imparare la vita piuttosto che tenerli a casa sotto la nostra protezione , quello che succede in alto succede anche in basso , così in cielo così in terra , sono così semplice e immediate le parabole da capire... ma perchè complicare sempre tutto ?
    A te ed a me sembra chiaro ma molti non lo capiscono. Per comprendere sempre meglio, un certo Lloyd de Maine studiando l'infanzia disse che esistono per i genitori tre tipi di reazioni: la reazione proiettiva, la reazione di ritorno che sono quelle negative che vanno per la maggiore nel rapporto genitori e figli, per ultimo parla della reazione empatica che è proprio quella che ha il Padre raccontato nella parabola di Gesù. Riguardo a quest'ultima dice: essa indica la capacità dell'adulto di regredire allo stadio dei bisogni infantili e di valutarli esattamente , senza mescolarvi le proprie proiezioni. Allo stesso tempo però l'adulto deve essere in grado di conservare un sufficiente distacco dal bisogno infantile per poterlo soddisfare. In questa modalità di comportamento, i genitori cercano di avvertire con sensibilità e di soddisfare le particolari esigenze del figlio che si vanno dilatando. I figli non vengono né percossi né sgridati e ci si scusa con loro quando in momenti di tensione si grida contro di loro....ecc.
    Ultima modifica di crepuscolo; 21-03-2017 alle 11:20

  13. #13
    Astensionista L'avatar di nahui
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    Io allora sono empatica, ma mia figlia è cresciuta un tantino viziata Devono andare tra i porci anche per capire il bene che i genitori hanno fatto per loro.
    Il vero castigo per chi mente non è di non essere più creduto, ma di non potere credere a nessuno.
    (George Bernard Shaw)

  14. #14
    whatever.. L'avatar di Misterikx
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    la mia interpretazione é che morto il padre i fratelli si sono scannati per l´ereditá in soldoni essendo; uno stato un lavativo e l´altro lavoratore..
    chissá perché le "storielle" ce le raccontano SEMPRE senza il finale concreto ma si limitano a estrapolare quello che interessa

    i figli o fratelli a volte contano meno degli estranei..SVEGLIA!


    http://corrierediarezzo.corr.it/news...dante--il.html

    http://www.romagnanoi.it/news/home/1...euro-alla.html

    http://ilcentro.gelocal.it/pescara/c...nte-1.10780012
    " Non siamo in un salotto borbonico col mignolo sollevato e l'inchino obbligatorio. Qui siamo tutti uguali. Non ti aspettare in un forum cose difficili da trovare pure tra amici e parenti." Nahui

  15. #15
    Opinionista L'avatar di crepuscolo
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    Citazione Originariamente Scritto da nahui Visualizza Messaggio
    Io allora sono empatica, ma mia figlia è cresciuta un tantino viziata Devono andare tra i porci anche per capire il bene che i genitori hanno fatto per loro.

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