Risultati da 1 a 15 di 15

Discussione: o pacioccone

  1. #1
    L'avatar di dietrologo
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    o pacioccone

    La chiesa è millenaria...e millenaria è la sua intelligenza...dopo gli scandali dei preti pedofili e le schifezze dello I.O.R hanno capito che senza queste manfrine di Bergoglio la loro esistenza stessa era in pericolo. Saggezza millenaria.

    un Papa giusto al momento giusto e non si diventa papa se non si è omogenei all'apparato

  2. #2
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    l saluto romano al Cimitero Maggiore di Milano del "cappellano dei camerati"

    Il gesto shock di don Amendola durante la commemorazione di un rapinatore squadrista morto nel 1977 durante un colpo per autofinanziare i gruppi dell'eversione di destra. Durante la sua orazione, finita su Youtube, il sacerdote ha definito il neofascista un "eroe della solidarietà".*
    http://www.repubblica.it/cronaca/201...-C4-P2-S1.4-T1

  3. #3
    ????? ???????????? L'avatar di Pazza_di_Acerra
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    Mi hai chiesto il copyright? Il pacioccone riferito a Bergoglio l'ho introdotto io qui dentro!
    semel in anno licet insanire, cotidie melius

  4. #4
    Opinionista L'avatar di Vega
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    Dopo il calo di ascolti con Ratzinga Z, ci dovevano mettere uno più simpaticone e che vende meglio il prodotto.
    L'altro più coerente al cattolicesimo, questo più ruffiano. E poi verba volant...come diceva il buon axe, finché non mettono per iscritto, la dottrina resta quella che era e che è, però c'è più audience.
    Pienamente funzionante e programmata in tecniche multiple

  5. #5
    L'avatar di dietrologo
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    Non mi sta antipatico, ma credo che esageri un po' troppo con l'ostentare una modestia non consona ad un Vescovo di Roma.
    Andare in giro in Focus con 6 macchine di scorta (blindate) invece di 4 (non blindate), significa fare una bellissima figura con le persone meno attente, ma -in realtà- spendere molto di più

    Perché non usare la Mercedes (regalata) o abitare nell'appartamento papale? La scelta "povera" d'alloggiare a Santa Marta ha causato un incremento dei costi della sicurezza e una diminuzione degli introiti dell'albergo. La povertà non ha nulla a che vedere con il pauperismo

    @Pazza lo ammetto

  6. #6
    Eufonista L'avatar di BiO-dEiStA
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    Citazione Originariamente Scritto da dietrologo Visualizza Messaggio
    un Papa giusto al momento giusto e non si diventa papa se non si è omogenei all'apparato
    Ottimo. Quindi o stai scherzando adesso, o stavi scherzando qui sotto, o entrambi.

    Citazione Originariamente Scritto da dietrologo Visualizza Messaggio
    Per Dio sono meglio i non credenti che i credenti ipocriti!

    Ne ero certo, Dio ha guadagnato dei punti con me, oggi.

    Lo tengo d'occhio per vedere se continua ancora bene.
    Citazione Originariamente Scritto da dietrologo Visualizza Messaggio
    lo uccideranno come Papa Luciani , la gente ha sempre più bisogno di appartenere a qualcosa e si aggrappa ai propri credo personali in maniera dogmatica e cripto aggressiva, millantando la titolarità esclusiva.
    Citazione Originariamente Scritto da Careful with that Visualizza Messaggio
    i miei post in media sono di una dozzina di righe, al più;
    Citazione Originariamente Scritto da Ned Flanders Visualizza Messaggio
    Sono stato tanto...ma tanto Laurina, lontano dal Signore: Ne ho combinate di cotte e di crude. Ti basti sapere soltanto questo....

  7. #7
    L'avatar di dietrologo
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    Non sono serio per nulla , sfrutto ogni occasione per far gazzarra figurati...specie in questa sezione

  8. #8
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    Servo del diavolo

  9. #9
    whatever.. L'avatar di Misterikx
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    " Non siamo in un salotto borbonico col mignolo sollevato e l'inchino obbligatorio. Qui siamo tutti uguali. Non ti aspettare in un forum cose difficili da trovare pure tra amici e parenti." Nahui

  10. #10
    Opinionista L'avatar di crepuscolo
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    Citazione Originariamente Scritto da Pazza_di_Acerra Visualizza Messaggio
    Mi hai chiesto il copyright? Il pacioccone riferito a Bergoglio l'ho introdotto io qui dentro!
    O Pazza_di-Acerra, qui ti rubano pure le mutande se non stai attenta.

  11. #11
    Opinionista L'avatar di crepuscolo
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    Citazione Originariamente Scritto da Vega Visualizza Messaggio
    Dopo il calo di ascolti con Ratzinga Z
    Non sapevo che era un Supereroe

  12. #12
    Opinionista L'avatar di crepuscolo
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    Citazione Originariamente Scritto da dietrologo Visualizza Messaggio
    Non mi sta antipatico, ma credo che esageri un po' troppo con l'ostentare una modestia non consona ad un Vescovo di Roma.
    Andare in giro in Focus con 6 macchine di scorta (blindate) invece di 4 (non blindate), significa fare una bellissima figura con le persone meno attente, ma -in realtà- spendere molto di più

    Perché non usare la Mercedes (regalata) o abitare nell'appartamento papale? La scelta "povera" d'alloggiare a Santa Marta ha causato un incremento dei costi della sicurezza e una diminuzione degli introiti dell'albergo. La povertà non ha nulla a che vedere con il pauperismo

    @Pazza lo ammetto
    Scusa, ho risposto a Pazza senza averti letto.

  13. #13
    Candle in the wind L'avatar di conogelato
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    Bagno di folla anche a Genova: Fra gli operai dell'Ilva, fra i bambini del Gaslini, in mezzo al popolo, come sempre....
    E come sempre ha pronunciato parole che oggi nessun politico e nessun sindacalista dice più:

    Buongiorno a tutti! E’ la prima volta che vengo a Genova, e essere così vicino al porto mi ricorda da dove è uscito il mio papà… Questo mi dà una grande emozione. E grazie dell’accoglienza vostra. Il signor Ferdinando Garré: io conoscevo le domande, e per alcune ho scritto idee per rispondere; e tengo anche la penna in mano per riprendere qualcosa che mi venga in mente al momento, per rispondere. Ma a queste domande sul mondo del lavoro ho voluto pensare bene per rispondere bene, perché oggi il lavoro è a rischio. E’ un mondo dove il lavoro non si considera con la dignità che ha e che dà. Per questo risponderò con le cose che ho pensato e alcune che dirò al momento.

    Faccio una premessa. La premessa è: il mondo del lavoro è una priorità umana. E pertanto, è una priorità cristiana, una priorità nostra, e anche una priorità del Papa. Perché viene da quel primo comando che Dio ha dato ad Adamo: “Va’, fa’ crescere la terra, lavora la terra, dominala”. C’è sempre stata un’amicizia tra la Chiesa e il lavoro, a partire da Gesù lavoratore. Dove c’è un lavoratore, lì c’è l’interesse e lo sguardo d’amore del Signore e della Chiesa. Penso che questo sia chiaro. E’ molto bella questa domanda che proviene da un imprenditore, da un ingegnere; dal suo modo di parlare dell’azienda emergono le tipiche virtù dell’imprenditore. E siccome questa domanda la fa un imprenditore, parleremo di loro. La creatività, l’amore per la propria impresa, la passione e l’orgoglio per l’opera delle mani e dell’intelligenza sua e dei lavoratori. L’imprenditore è una figura fondamentale di ogni buona economia: non c’è buona economia senza buon imprenditore. Non c’è buona economia senza buoni imprenditori, senza la vostra capacità di creare, creare lavoro, creare prodotti. Nelle Sue parole si sente anche la stima per la città – e si capisce questo – per la sua economia, per la qualità delle persone dei lavoratori, e anche per l’ambiente, il mare… E’ importante riconoscere le virtù dei lavoratori e delle lavoratrici. Il loro bisogno – dei lavoratori e delle lavoratrici – è il bisogno di fare il lavoro bene perché il lavoro va fatto bene. A volte si pensa che un lavoratore lavori bene solo perché è pagato: questa è una grave disistima dei lavoratori e del lavoro, perché nega la dignità del lavoro, che inizia proprio nel lavorare bene per dignità, per onore. Il vero imprenditore – io cercherò di fare il profilo del buon imprenditore – il vero imprenditore conosce i suoi lavoratori, perché lavora accanto a loro, lavora con loro. Non dimentichiamo che l’imprenditore dev’essere prima di tutto un lavoratore. Se lui non ha questa esperienza della dignità del lavoro, non sarà un buon imprenditore. Condivide le fatiche dei lavoratori e condivide le gioie del lavoro, di risolvere insieme problemi, di creare qualcosa insieme. Se e quando deve licenziare qualcuno è sempre una scelta dolorosa e non lo farebbe, se potesse. Nessun buon imprenditore ama licenziare la sua gente – no, chi pensa di risolvere il problema della sua impresa licenziando la gente, non è un buon imprenditore, è un commerciante, oggi vende la sua gente, domani vende la propria dignità –, ci soffre sempre, e qualche volta da questa sofferenza nascono nuove idee per evitare il licenziamento. Questo è il buon imprenditore. Io ricordo, quasi un anno fa, un po’ di meno, alla Messa a Santa Marta alle 7 del mattino, all’uscita io saluto la gente che è lì, e si è avvicinato un uomo. Piangeva. Disse: “Sono venuto a chiedere una grazia: io sono al limite e devo fare una dichiarazione di fallimento. Questo significherebbe licenziare una sessantina di lavoratori, e non voglio, perché sento che licenzio me stesso”. E quell’uomo piangeva. Quello è un bravo imprenditore. Lottava e pregava per la sua gente, perché era “sua”: “E’ la mia famiglia”. Sono attaccati…

    Una malattia dell’economia è la progressiva trasformazione degli imprenditori in speculatori. L’imprenditore non va assolutamente confuso con lo speculatore: sono due tipi diversi. L’imprenditore non deve confondersi con lo speculatore: lo speculatore è una figura simile a quella che Gesù nel Vangelo chiama “mercenario”, per contrapporlo al Buon Pastore. Lo speculatore non ama la sua azienda, non ama i lavoratori, ma vede azienda e lavoratori solo come mezzi per fare profitto. Usa, usa azienda e lavoratori per fare profitto. Licenziare, chiudere, spostare l’azienda non gli crea alcun problema, perché lo speculatore usa, strumentalizza, “mangia” persone e mezzi per i suoi obiettivi di profitto. Quando l’economia è abitata invece da buoni imprenditori, le imprese sono amiche della gente e anche dei poveri. Quando passa nelle mani degli speculatori, tutto si rovina. Con lo speculatore, l’economia perde volto e perde i volti. E’ un’economia senza volti. Un’economia astratta. Dietro le decisioni dello speculatore non ci sono persone e quindi non si vedono le persone da licenziare e da tagliare. Quando l’economia perde contatto con i volti delle persone concrete, essa stessa diventa un’economia senza volto e quindi un’economia spietata. Bisogna temere gli speculatori, non gli imprenditori; no, non temere gli imprenditori perché ce ne sono tanti bravi! No. Temere gli speculatori. Ma paradossalmente, qualche volte il sistema politico sembra incoraggiare chi specula sul lavoro e non chi investe e crede nel lavoro. Perché? Perché crea burocrazia e controlli partendo dall’ipotesi che gli attori dell’economia siano speculatori, e così chi non lo è rimane svantaggiato e chi lo è riesce a trovare i mezzi per eludere i controlli e raggiungere i suoi obiettivi. Si sa che regolamenti e leggi pensati per i disonesti finiscono per penalizzare gli onesti. E oggi ci sono tanti veri imprenditori, imprenditori onesti che amano i loro lavoratori, che amano l’impresa, che lavorano accanto a loro per portare avanti l’impresa, e questi sono i più svantaggiati da queste politiche che favoriscono gli speculatori. Ma gli imprenditori onesti e virtuosi vanno avanti, alla fine, nonostante tutto. Mi piace citare a questo proposito una bella frase di Luigi Einaudi, economista e presidente della Repubblica Italiana. Scriveva: “Migliaia, milioni di individui lavorano, producono e risparmiano nonostante tutto quello che noi possiamo inventare per molestarli, incepparli, scoraggiarli. E’ la vocazione naturale che li spinge, non soltanto la sete di guadagno. Il gusto, l’orgoglio di vedere la propria azienda prosperare, acquistare credito, ispirare fiducia a clientele sempre più vaste, ampliare gli impianti costituiscono una molla di progresso altrettanto potente che il guadagno. Se così non fosse, non si spiegherebbe come ci siano imprenditori che nella propria azienda prodigano tutte le loro energie e investono tutti i loro capitali per ritirare spesso utili di gran lunga più modesti di quelli che potrebbero sicuramente e comodamente ottenere con gli altri impegni”. Hanno quella mistica dell’amore…

    La ringrazio per quello che Lei ha detto, perché Lei è un rappresentante di questi imprenditori. State attenti voi, imprenditori, e anche voi, lavoratori: state attenti agli gli speculatori. E anche alle le regole e alle leggi che alla fine favoriscono gli speculatori e non i veri imprenditori. E alla fine lasciano la gente senza lavoro. Grazie.

    Domanda di Micaela, rappresentante sindacale
    Oggi di industria si parla nuovamente grazie alla quarta rivoluzione industriale o industria 4.0. Bene: il mondo del lavoro è pronto ad accettare nuove sfide produttive che portino benessere. La nostra preoccupazione è che questa nuova frontiera tecnologica e la ripresa economica e produttiva che prima o poi verrà, non portino con sé nuova occupazione di qualità, ma anzi contribuiscano nell'incrementare precarietà e disagio sociale. Oggi la vera rivoluzione invece sarebbe proprio quella di trasformare la parola "lavoro" in una forma concreta di riscatto sociale.

    Papa Francesco: Mi viene in mente di rispondere, all’inizio, con un gioco di parole… Tu hai finito con la parola “riscatto sociale”, e mi viene il “ricatto sociale”. Quello che dico adesso è una cosa reale, che è accaduta in Italia circa un anno fa. C’era una coda di gente disoccupata per trovare un lavoro, un lavoro interessante, di ufficio. La ragazza che me lo ha raccontato – una ragazza istruita, parlava alcune lingue, che era importante per quel posto – e le hanno detto: “Sì, può andare…; saranno 10-11 ore al giorno…” – “Sì, sì!” – ha detto lei subito, perché aveva bisogno di lavoro – “E si incomincia con – credo che abbiano detto, non voglio sbagliare, ma non di più – 800 euro al mese”. E lei ha detto: “Ma… 800 soltanto? 11 ore?”. E il signore – lo speculatore, non era imprenditore, l’impiegato dello speculatore – le ha detto: “Signorina, guardi dietro di Lei la coda: se non le piace, se ne vada”. Questo non è riscatto ma ricatto!

    Adesso dirò quello che avevo scritto, ma l’ultima parola tua mi ha ispirato questo ricordo. Il lavoro in nero. Un’altra persona mi ha raccontato che ha lavoro, ma da settembre a giugno: viene licenziata a giugno, e ripresa a ottobre, settembre. E così si gioca… Il lavoro in nero.

    Ho accolto la proposta di fare questo incontro oggi, in un luogo di lavoro e di lavoratori, perché anche questi sono luoghi del popolo di Dio. I dialoghi nei luoghi del lavoro non sono meno importanti dei dialoghi che facciamo dentro le parrocchie o nelle solenni sale convegni, perché i luoghi della Chiesa sono i luoghi della vita e quindi anche le piazze e le fabbriche. Perché qualcuno può dire: “Ma questo prete, che cosa viene a dirci? Vada in parrocchia!”. No, il mondo del lavoro è il mondo del popolo di Dio: siamo tutti Chiesa, tutti popolo di Dio. Molti degli incontri tra Dio e gli uomini, di cui ci parlano la Bibbia e i Vangeli, sono avvenuti mentre le persone lavoravano: Mosè sente la voce di Dio che lo chiama e gli rivela il suo nome mentre pascolava il gregge del suocero; i primi discepoli di Gesù erano pescatori e vengono chiamati da Lui mentre lavoravano in riva al lago. E’ molto vero quello che Lei dice: la mancanza di lavoro è molto più del venire meno di una sorgente di reddito per poter vivere. Il lavoro è anche questo, ma è molto, molto di più. Lavorando noi diventiamo più persona, la nostra umanità fiorisce, i giovani diventano adulti soltanto lavorando. La Dottrina sociale della Chiesa ha sempre visto il lavoro umano come partecipazione alla creazione che continua ogni giorno, anche grazie alle mani, alla mente e al cuore dei lavoratori. Sulla terra ci sono poche gioie più grandi di quelle che sperimentano lavorando, come ci sono pochi dolori più grandi dei dolori del lavoro, quando il lavoro sfrutta, schiaccia, umilia, uccide. Il lavoro può fare molto male perché può fare molto bene. Il lavoro è amico dell’uomo e l’uomo è amico del lavoro, e per questo non è facile riconoscerlo come nemico, perché si presenta come una persona di casa, anche quando ci colpisce e ci ferisce. Gli uomini e le donne si nutrono del lavoro: con il lavoro sono “unti di dignità”. Per questa ragione, attorno al lavoro si edifica l’intero patto sociale. Questo è il nocciolo del problema. Perché quando non si lavora, o si lavora male, si lavora poco o si lavora troppo, è la democrazia che entra in crisi, è tutto il patto sociale. E’ anche questo il senso dell’articolo 1 della Costituzione italiana, che è molto bello: “L’Italia è una repubblica democratica, fondata sul lavoro”. In base a questo possiamo dire che togliere il lavoro alla gente o sfruttare la gente con lavoro indegno o malpagato o come sia, è anticostituzionale. Se non fosse fondata sul lavoro, la Repubblica italiana non sarebbe una democrazia, perché il posto di lavoro lo occupano e lo hanno sempre occupato privilegi, caste, rendite. Bisogna allora guardare senza paura, ma con responsabilità, alle trasformazioni tecnologiche dell’economia e della vita e non rassegnarsi all’ideologia che sta prendendo piede ovunque, che immagina un mondo dove solo metà o forse due terzi dei lavoratori lavoreranno, e gli altri saranno mantenuti da un assegno sociale. Dev’essere chiaro che l’obiettivo vero da raggiungere non è il “reddito per tutti”, ma il “lavoro per tutti”! Perché senza lavoro, senza lavoro per tutti non ci sarà dignità per tutti. Il lavoro di oggi e di domani sarà diverso, forse molto diverso – pensiamo alla rivoluzione industriale, c’è stato un cambio; anche qui ci sarà una rivoluzione – sarà diverso dal lavoro di ieri, ma dovrà essere lavoro, non pensione, non pensionati: lavoro. Si va in pensione all’età giusta, è un atto di giustizia; ma è contro la dignità delle persone mandarle in pensione a 35 o 40 anni, dare un assegno dello Stato, e arràngiati. “Ma, ho per mangiare?”. Sì. “Ho per mandare avanti la mia famiglia, con questo assegno?” Sì. “Ho dignità?” No! Perché? Perché non ho lavoro. Il lavoro di oggi sarà diverso. Senza lavoro, si può sopravvivere; ma per vivere, occorre il lavoro. La scelta è fra il sopravvivere e il vivere. E ci vuole il lavoro per tutti. Per i giovani… Voi sapete la percentuale di giovani dai 25 anni in giù, disoccupati, che ci sono in Italia? Io non lo dirò: cercate le statistiche. E questo è un’ipoteca sul futuro. Perché questi giovani crescono senza dignità, perché non sono “unti” dal lavoro che è quello che dà la dignità. Ma il nocciolo della domanda è questo: un assegno statale, mensile che ti faccia portare avanti una famiglia non risolve il problema. Il problema va risolto con il lavoro per tutti. Credo di avere risposto più o meno…
    http://press.vatican.va/content/sala...358/00810.html
    amate i vostri nemici

  14. #14
    ????? ???????????? L'avatar di Pazza_di_Acerra
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    Citazione Originariamente Scritto da crepuscolo Visualizza Messaggio
    O Pazza_di-Acerra, qui ti rubano pure le mutande se non stai attenta.
    Vista la fauna che circola qua dentro, non penso di correre questo rischio!
    semel in anno licet insanire, cotidie melius

  15. #15
    Opinionista L'avatar di crepuscolo
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    Citazione Originariamente Scritto da Pazza_di_Acerra Visualizza Messaggio
    Vista la fauna che circola qua dentro, non penso di correre questo rischio!
    la gazza ladra

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