Sappiamo che le nostre esperienze sono tutto un lavoro di sinergie per cui ognuno di noi si trova sempre nel posto giusto al momento giusto.
Il karma è una catena di rapporti che si instaurano con tutti coloro con cui veniamo in contatto e con cui interagiamo in qualche modo. Piccoli gesti e piccole scelte danno luogo a una catena che si amplia e si sviluppa secondo questa legge, la quale prevede anche la scelta, il disimpegno o la partecipazione comprensiva.
Quindi tutto è giusto e perfetto per come avviene, perchè ognuno esprime la sua natura in un meccanismo che non lascia nessuno spazio al caso.
Però questa catena obbliga in certi percorsi e non altri; così gli spazi di azione sembrano ristretti tanto da chiedersi se davvero possiamo scegliere.
La sensazione della scelta esiste, l'impressione dello scegliere è reale, ma questa non è libera dai bisogni che, appunto, sono determinati dalla precedente azione e sono indicati da quella consapevolezza che ha "sentito" la necessità di quel percorso.
Non c'è niente da fare; il nostro destino è conseguenziale alle azioni svolte. Se queste sono dettate dal bisogno, la nostra libertà è relativa e la nostra scelta sarà sempre condizionata.
Là dove avremo maturato la possibilità di uscire da questa catena deterministica, troviamo la vera libertà, la vera scelta e il libero arbitrio è salvo. Ma questa libertà esiste solo dove non c'è bisogno e non c'è desiderio, in quelle azioni che sono dettate da un senso di partecipazione identificativa, oltre l'egocentrismo dell'io.
Diversamente accettiamo e godiamoci la sensazione d'essere al centro del mondo, ma, allora, non parliamo di libero arbitrio.
La realtà è altra.