Mah, mai provato; conosco meglio solo l’ambiente scolastico e nelle scuole italiane della mia regione c’è una caterva di insegnanti del Sud, tanto che gli studenti non capiscono nemmeno la loro parlata.
Ai confini corrispondono istituzioni nazionali autonome, dal presidente e dal parlamento all’esercito, ma questo lo sai, leggi autonome ecc.
Sull’argomento concordo pienamente con M. Serra:
L’AMACA del 03/10/2017 (Michele Serra)
CHE rapporto c’è tra una identità nazionale inventata, sprovvista di lingua unitaria e storia unitaria, malvista dalla grande maggioranza della popolazione locale (la Padania); e una identità nazionale vera, fondata su una secolare unità storica e linguistica, fortemente voluta dalla grande maggioranza della popolazione (la Catalogna)? La risposta è facile: nessun rapporto. Eppure vedrete che spunteranno come i funghi, gli accostamenti e gli apparentamenti propagandistici, e sulla scia dei gravi e importanti avvenimenti iberici ci sarà chi cerca di cavarne qualcosa anche nel proprio orticello, per esempio dare più lustro ai poco significanti “referendum per l’autonomia” convocati in Lombardia e Veneto.
Non vi spaventate, si chiamano “per l’autonomia” ma sono banali referendum regionalisti, tesi a sancire un già sancito e più che tollerato margine di indipendenza delle Regioni in alcune scelte e per alcune funzioni. Il vero difetto del localismo, anche quando sia ben motivato come a Barcellona, è che funge da contagio e da pretesto anche per localismi infimi e ingiustificati. L’equivoco vale nei due sensi: noi italiani abbiamo, nei confronti della questione, motivati pregiudizi, cerchiamo di non estenderli — non sarebbe giusto — da Busto Arsizio a Barcellona.
Da La Repubblica del 03/10/2017.