Anni fa, nella prima lettera che scrissi al partito democratico, dove contestai le crociate papali di allora, inserii questo testo a proposito della crociata contro l'eutanasia. Ieri è stata approvata definitivamente con larga maggioranza una legge sul fine vita. Mi pare di attualità "anticipare" questo testo a voi ignoto e che può aver influito sulla stesura di questa legge.

Dio afferma nel “Libro delle Ecclesiaste” (3:1):

“Ogni cosa ha il suo momento e ogni faccenda ha il suo tempo sotto il cielo: tempo di nascere e tempo di morire.”

Vorrete negare la possibilità di morire a quelli che si trovano in stato vegetativo da lungo tempo, ai malati gravi incurabili, a quelli in coma irreversibile? Per costoro è giunta l’ora di morire, perché voler introdurre un sondino, se non ne hanno fatto richiesta loro stessi quando potevano?

In un testo buddhista, “La preziosa ghirlanda” (263), è scritto:

“Da' perfino il veleno a quelli a cui possa giovare.”

Un altro riferimento contro il voler a tutti i costi prolungare la vita si trova nel testo taoista “Il vero libro di Nan-hua” (37):

“- Ciò che chiamo passioni sono l’affermazione e la negazione. - disse Chuang-tzu - Ciò che intendo per non aver passioni è che l’uomo non nuoccia internamente alla sua persona con l’amore e l’odio e che segua la spontaneità senza voler prolungare la vita. –“

Un’altra citazione di un testo taoista, che può essere utile e chiarissima, si trova ne “Il vero libro della sublime virtù del cavo e del vuoto” (95):

“Yen P’ing-chung interrogò Kuan I-wu sul modo di nutrire la vita. Kuan I-wu disse: - Seguire le proprie inclinazioni, null’altro. Non ostacolarle, non reprimerle. -
- Che ne dici in particolare? - chiese Yen P’ing-chung.
- Asseconda l’orecchio in ciò che vuol udire, - rispose I-wu - l’occhio in ciò che vuol vedere, il naso in ciò che vuol fiutare, la bocca in ciò che vuol dire, il corpo in ciò in cui vuol trovare agio, l’intelletto in ciò che vuol operare. Ciò che l’orecchio vuole udire sono le canzoni e la musica e, se non gli è permesso di ascoltarle, io lo chiamo reprimere l’udito; ciò che l’occhio vuole vedere sono le belle cose e le belle donne e, se non gli è permesso di guardarle, io lo chiamo reprimere la vista; ciò che il naso vuole fiutare sono le spezie e i profumi e, se non gli è permesso di annusarli, io lo chiamo reprimere l’olfatto; ciò che la bocca vuole dire sono l’affermazione e la negazione e, se non le è permesso di parlarne, io lo chiamo reprimere la sapienza; ciò in cui il corpo vuole trovar agio sono le cose delicate e morbide e, se non gli è permesso di ricercarle, io lo chiamo reprimere il godimento; ciò in cui l’intelletto vuole operare sono l’arbitrio e la licenza e, se non gli è permesso di operarvi, io lo chiamo reprimere la natura. Tutte queste repressioni sono despoti oppressivi. Sfuggire questi despoti oppressivi, attendere la morte nella gioia un giorno, un mese, un anno, dieci anni è quel che io chiamo nutrire. Darsi a questi despoti oppressivi, farsene una costrizione senza respingerli, giungere nella tristezza ad una lunga vita di cento, mille, diecimila anni non è quel che io chiamo nutrire. –“

Siete sempre convinti che nutrire la vita significhi somministrare prodotti chimici attraverso un sondino a un cadavere vivente? Questo è possibile solo se uno lo vuole.