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Discussione: Criteri di storicità applicati ai vangeli

  1. #1
    Opinionista L'avatar di crepuscolo
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    Criteri di storicità applicati ai vangeli

    Da almeno una sessantina d’anni diversi autori, senza distinzione di scuola o di appartenenza confessionale, si sono dedicati a definire sul piano teorico sistematico o ad applicare praticamente ai testi evangelici i criteri di storicità.
    Nonostante le diversità dei metodi seguiti e del vocabolario adoperato - alcuni parlano di principi/criteri, altri di indizi/motivi con una gradualità di valore probativo – si può contare su un certo consenso che permette di fare una ricerca storica su Gesù. Alcuni parlano della “storicità” dei fatti e dei detti di Gesù, altri preferiscono parlare di “autenticità storica” . Se il termine “autenticità” rimane al livello del testo letterario, quello di “storicità” corre il rischio di essere confuso con fattualità di marca storico-positivistica. E’ preferibile allora parlare di “conoscenza storica” dei fatti e delle sentenze di Gesù, del suo progetto e della sua morte.
    Un principio o criterio fondamentale, su cui concordano gran parte degli studiosi di qualsiasi estrazione o indirizzo, è quello che con diverse sfumature terminologiche viene detto in forma negativa “ criterio di discontinuità ” o “ dissomiglianza-rottura ” o, in forma positiva “ criterio della specificità o unicità ”.
    A sua volta la discontinuità si può considerare a livello orizzontale o longitudinale, cioè in rapporto all’ambiente contemporaneo in cui si svolge la vicenda di Gesù, o in rapporto a quello che la precede , tradizione biblica-giudaica antica, e in rapporto alla comunità-tradizione cristiana successiva. Pertanto si considera storicamente attendibile una situazione od una sentenza od un fatto attribuito dai vangeli a Gesù quando questo non si spiega né come un prodotto della tradizione biblica che lo precede, o dell’ambiente contemporaneo, e neppure come retroproiezione di quello che caratterizza la vita e le concezioni religiose della comunità cristiana primitiva.
    Naturalmente quest’opera di discernimento critico per cogliere la discontinuità o specificità del fatto-parola gesuani suppone una conoscenza storicamente attendibile sia dell’ambiente come della tradizione intertestamentaria, nonché della situazione religiosa-culturale delle comunità postpasquali.
    Questo complesso condizionamento del giudizio storico sul materiale evangelico invita alla cautela e modestia nelle conclusioni, soprattutto quando queste vertono su singoli fatti e parole di Gesù. Per ovviare a questa difficoltà, che è connaturale ad ogni ricerca storica, si fa appello ad un criterio complementare, detto criterio della “ continuità “ od anche della “coerenza-conformità ”.
    In realtà, una radicale rottura o discontinuità di Gesù con l’ambiente storico-culturale sia contemporaneo sia all’interno del processo storico precedente e conseguente, riuscirebbe non solo antistorico, ma assurdo. Un Gesù che parla e vive fuori del suo contesto storico e culturale non può comunicare con i suoi contemporanei, né ha la possibilità di agire storicamente.
    Perciò possono essere ritenute storicamente attendibili quelle situazioni, parole e fatti evangelici, che corrispondono sotto il profilo storico-culturale all’ambiente palestinese e giudaico degli anni trenta e si collocano armonicamente all’interno del processo storico nel quale vive ed opera Gesù.
    A questo punto la casistica dei criteri di storicità potrebbe estendersi per inglobare l’intera gamma di variabili che costituiscono la trama degli avvenimenti storici.
    Allora è completamente comprensibile e legittima l’esigenza avvertita da alcuni autori di trovare un punto attorno al quale far convergere i diversi criteri che rendono possibile una valutazione storica.
    Come nella ricerca scientifica è valida quell’ipotesi che spiega meglio l’insieme dei dati e rende superflue tutte le altre, così nel campo della ricerca storica può essere accolta come attendibile quella interpretazione storica che soddisfa la più ampia gamma di elementi convergenti. Con una sola notevole differenza: che cioè nella ricerca storica si stabilisce un rapporto dialogico dove due interlocutori, pur nella distanza storica, sono ambedue coinvolti nel processo storico. Questo è ancora più determinante nella ricerca evangelica in quanto Gesù storicamente si presenta come colui che chiede una decisione che va oltre il suo caso e vicende personali.

  2. #2
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    La storicita' di un testo non coincide pero con la storicita' del raccontato, specialmente se questo manca di plausibilita'.

  3. #3
    Opinionista L'avatar di crepuscolo
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    Infatti nella ricerca del Gesù storico, c'è solo da dimostrare la storicità di un certo Gesù di Nazareth che ha detto certe cose che ha predicato dapprima in Galilea poi a Gerusalemme dove è morto in croce, poi dei suoi discepoli, all'indomani della sua ultima pasqua, hanno affermato in maniera dirompente: " Gesù, il crocifisso è risorto".
    Quindi mentre l'esistenza di Gesù uomo è ormai riconosciuta quella della sua resurrezione è questione di fede ed ovviamente non può essere dimostrata.
    Il discorso è semplice.

  4. #4
    ????? ???????????? L'avatar di Pazza_di_Acerra
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    Citazione Originariamente Scritto da crepuscolo Visualizza Messaggio
    Infatti nella ricerca del Gesù storico, c'è solo da dimostrare la storicità di un certo Gesù di Nazareth che ha detto certe cose che ha predicato dapprima in Galilea poi a Gerusalemme dove è morto in croce, poi dei suoi discepoli, all'indomani della sua ultima pasqua, hanno affermato in maniera dirompente: " Gesù, il crocifisso è risorto".
    Quindi mentre l'esistenza di Gesù uomo è ormai riconosciuta quella della sua resurrezione è questione di fede ed ovviamente non può essere dimostrata.
    Il discorso è semplice.
    Prova a spiegarlo a Cono. Io nella discussione seguente mica ci sono riuscita:

    http://www.discutere.it/showthread.p...i-Ges%EF%BF%BD
    semel in anno licet insanire, cotidie melius

  5. #5
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    Ho riletto ciò che avevi scritto e condivido. Probabilmente le nascite sono racconti a posteriori per sentito dire, come se chi avesse redatto il Vangelo chiamato di Matteo e di Luca, o avesse indagato o avesse avuto a disposizione una diversa tradizione da quella che aveva Marco e da cui però Matteo e Luca hanno attinto, cosa che sostengono gli studiosi e che hanno chiamato tale tradizione fonte Q (quelle).
    per quanto poi riguarda la data della nascita Gesù viene collocata verso la fine del regno di Erode, il grande, che, in base alla documentazione extra-evangelica, sarebbe morto nella primavera del 750 di Roma, corrispondente al 4 a.C. L'inizio dell'attività pubblica di Gesù, in connessione con quella di Giovanni, il Battista, è riferito al quindicesimo anno dell'impero di Tiberio, cioè verso gli anni 28/29 del computo romano, oppure 27/28 del computo siriaco-macedone. Un'ulteriore conferma di questa cronologia per l'attività pubblica di Gesù in Palestina viene dalla tradizione evangelica comune e dalle fonti storiche profane che propongono concordemente la morte di Gesù durante l'impero di Tiberio, sotto il governo di Ponzio Pilato, procuratore o prefetto della Giudea dal 26 al 36. tenendo conto che il quarto vangelo pone l'attività di Gesù in relazione con tre pasque ebraiche si deve estendere tale attività ad almeno due anni e mezzo. Del resto la tradizione sinottica, pur menzionando un solo viaggio di Gesù a Gerusalemme, presuppone una sua presenza e attività già note nella capitale della Giudea. pertanto la condanna e la morte di Gesù potrebbero essere collegate con una pasqua ebraica degli anni 30.

    Cara Pazza_di_Acerra, complimenti per gli studi, anche mia moglie-separata si è laureata in Lettere Classiche a Bologna.........non sapete stare zitte eh, però devo anche aggiungere che è un piacere sentirvi parlare, specialmente quando avete ragione

  6. #6
    Candle in the wind L'avatar di conogelato
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    Si, le date e i giorni possono variare: A rimanere invariato è il Fatto Storico, amici. La Buona Notizia che ogni Uomo (più o meno consapevolmente) anèla ascoltare: Non siamo soli! Un puntino anonimo nell'Universo, venuto al mondo per caso e destinato a diventare cibo per vermi. No! Dio s'è fatto uno di noi. Ha camminato con noi su questa terra. Ha vissuto ansie, problemi, difficoltà, incomprensioni e ostacoli come ognuno di noi....
    Ha preso la nostra Natura Umana e l'ha elevata al Divino.
    amate i vostri nemici

  7. #7
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    E' ritornato dove era uscito.

  8. #8
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    Si. E porterà anche noi in Paradiso!

    «Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me. 2 Nella casa del Padre mio vi sono molti posti. Se no, ve l'avrei detto. Io vado a prepararvi un posto; 3 quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, ritornerò e vi prenderò con me, perché siate anche voi dove sono io. 4 E del luogo dove io vado, voi conoscete la via».
    amate i vostri nemici

  9. #9
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    Citazione Originariamente Scritto da conogelato Visualizza Messaggio
    Si. E porterà anche noi in Paradiso!
    Finché siamo soggetti al tempo è tutto da vedere. Mai essere sicuri di ciò che può dipendere da noi. Da parte di Gesù c'è un attento invito a non giurare proprio perché non siamo padroni del nostro futuro e spesso neanche di noi stessi. Il cristiano anche se va sicuro verso una meta non sa però cosa potrà succedergli, è un affidarsi a Dio come faceva Gesù, e come hanno fatto i suoi discepoli.

  10. #10
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    Affidarsi a Dio ci dà già la caparra del Paradiso, Crep. L'anticipazione! Chi segue Cristo, anche in mezzo a ostacoli, sofferenze e battaglie, già vive un pezzetto di Cielo. Chi pensa di bastare a sè stesso, chi opera il male a danno degli Altri....già vive una vita d'Inferno. Un'anticipazione dell'Inferno.
    amate i vostri nemici

  11. #11
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    Non credo che il Paradiso sia in vendita.

  12. #12
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    Infatti non lo è! Leggi bene. Cristo già ci ha preparato un posto. Stà a noi fare di tutto per raggiungerlo e viverlo eternamente oppure risponderGli "No, grazie. Non mi interessa"
    amate i vostri nemici

  13. #13
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    Se tu parli di caparra implicitamente mi viene in mente un certo commercio di denaro.

  14. #14
    ????? ???????????? L'avatar di Pazza_di_Acerra
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    E il discorso sulla storicità è andato a farsi benedire un'altra volta...
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  15. #15
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    FONTI CRISTIANE EXTRAEVANGELICHE.

    Può apparire a primo acchito per lo meno paradossale il fatto che la più antica documentazione cristiana, come sono le lettere autentiche di Paolo, sia anche la più sobria per non dire reticente sugli eventi storici e l’insegnamento di Gesù.
    Un autore moderno che ha scritto due opere rispettivamente sulla figura e l'opera di Cristo e di Paolo, afferma che “noi oggi sappiamo con ogni probabilità molte più cose sul Gesù storico di quante non ne sapesse Paolo”. Forse in questa valutazione c’è un pizzico di esagerazione che sottolinea però bene la situazione paradossale suaccennata. Il fatto è che Paolo considera Gesù Cristo sotto una nuova prospettiva che va oltre l’involucro storico.
    Nella seconda lettera ai Corinzi, in un contesto polemico, egli afferma: “E anche se abbiamo conosciuto Cristo secondo la carne, ora non lo conosciamo più così”. Questa affermazione si trova tra due frasi che esprimono con un formulario denso la svolta critica nella storia della salvezza: la morte salvifica di Cristo che cambia il destino dei credenti “che non vivono più per se stessi, ma per colui che è morto e risorto per loro”. E dopo l’affermazione succitata circa la “conoscenza di Cristo”, Paolo conclude: “Quindi se uno è in Cristo, è una creatura nuova; le cose vecchie sono passate, ecco sono sorte di nuove”.
    Perciò se Paolo afferma di conoscere ora Cristo non più secondo la carne non si riferisce ad un’esperienza autobiografica o ad una evoluzione personale della speranza messianica, ma alla svolta intervenuta nella storia della salvezza, nella quale è stato afferrato dal Cristo, suo Signore. Quindi i criteri di valutazione non possono essere più quelli storico-umani o “carnali” ma la relazione di fede vitale con Gesù, il Cristo e Signore, crocifisso e risorto.
    Questo è il punto focale della predicazione paolina ed il criterio della sua metodologia missionaria. Ma ciò non significa che l’annuncio missionario di Paolo e la sua attività pastorale non abbiano un solido riferimento alla persona, opera e insegnamento storico di Gesù. Paolo conosce Gesù tramite i formulari tradizionali della comunità primitiva ai quali si richiama più volte.
    Ultima modifica di crepuscolo; 08-01-2018 alle 13:45

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