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Discussione: Quando il rapporto madre figlia diventa invalidante?

  1. #16
    Opinionista L'avatar di Ter
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    A messa quando volevo dormire. E se non ci eri andata la mattina poi dovevi rimediare la sera. Ricordo ancora che amava farmi mettere quelle schifose gonne di lana con tutti fiocchetti, che ti grattavi per tutto il tempo. Poi a 13-14 anni la ribellione, da lì alla "fuitina" passarono meno di 10 anni.
    Non sarebbe potuto essere altrimenti.

  2. #17
    Posh&Rebel L'avatar di efua
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    Io frequentai un poco ai tempi del catechismo per la prima comunione ma solo perche' c'era una suora davvero amabile, l'unica grande donna di chiesa che abbia conosciuto.
    Madre Teresa, spagnola che riposa nel nostro paese, ovviamente i migliori se ne vanno prima.
    Pur avendo voluto fare parte del coro della chiesa c'era un'altra suora, che quando seppi se ne sarebbe andata affanculo in missione feci i salti di gioia.
    Ebbi tra l'altro la gioia di averla pure per un anno come maestra d'asilo.
    All'asilo da queste esimie signore girava una fascia, tipo da sindaco, che veniva fatta tenere per un giorno a chi si cimentava con successo nel disegno piu' bello della giornata.
    Piu' bello secondo loro.
    Ebbene io quella fascia non l'ho mai indossata.
    Non mi e' mai piaciuto disegnare se non con le squadre e compasso, disegno tecnico, per il quale la precisione e' oggettiva e non soggetta agli umori altrui.
    Ebbene se qualcuno mi avesse imposto pure la messa e similari l'avrei preso a calci in faccia.
    Per non parlare del parroco dei miei tempi, un vassoio di paste e pure un divorziato poteva avere una pseudo funzione matrimoniale.
    Bleah.
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  3. #18
    la viaggiatrice L'avatar di dark lady
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    Io sono stata esattamente il contrario: i miei blasfemi e assolutamente menefreghisti nei confronti della Chiesa. Io invece mi sono affezionata all'ambiente, alle persone. Sono stata scout, ho seguito il catechismo fin ben oltre l'adolescenza e sono stata anche catechista a mia volta. Poi sono passata al mondo del volontariato, sempre nell'ambito della parrocchia. Credo che un genitore non dovrebbe imporre al figlio dei modelli da seguire, perché otterrà l'effetto opposto. Se si vogliono trasmettere dei modelli, bisogna farglieli amare, non imporglieli. I miei mi hanno lasciata libera di scegliere
    “Io e il mio gatto... siamo due randagi senza nome che non appartengono a nessuno e a cui nessuno appartiene” [cit. Colazione da Tiffany]

    Noi vogliamo cantare l'amor del pericolo, l'abitudine all'energia e alla temerità [cit: Manifesto futurista] .

  4. #19
    L'avatar di dietrologo
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    beata te , io ho sempre visto molta incongruenza in quegli ambienti e per questo il mio rifiuto

  5. #20
    Posh&Rebel L'avatar di efua
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    I modelli che vedevo mi tenevano lontana.
    Non mi piaceva nulla, ne' quello che erano, ne' quello che avevano la grande pretesa di rappresentare.
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  6. #21
    la viaggiatrice L'avatar di dark lady
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    Alla fine secondo me molto dipende anche da dove sei cresciuta. Io ho avuto la fortuna di crescere in una bella parrocchia, con sacerdoti ed educatori entusiasti, che ti trasmettevano entusiasmo e voglia di partecipare. Non i preti che ti fanno fior di ramanzine per ogni cosa (anche perché altrimenti con tutte le risse in cui sono rimasta coinvolta avrebbero dovuto sbattermi fuori mille volte ).
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  7. #22
    L'avatar di dietrologo
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    vedi che l'educazione famiglia ha l'effetto opposto , io sono nato tra i preti e sono fuggito e tu l'incontrario

  8. #23
    la viaggiatrice L'avatar di dark lady
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    Si esatto. Per questo dico che obbligare un bambino a seguire certi modelli spesso ne comporta l'allontanamento. Uno in età adulta fugge da tutto quello che nella vita ha vissuto come una costruzione. Allo stesso modo ho sviluppato l'odio per il fumo perché in casa mia fumavano tutti, e fumavano in casa, inverno o estate che fosse, costringendomi a respirare le loro schifezze.
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  9. #24
    L'avatar di dietrologo
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    è anche quello che stiamo vivendo in questo forum , il martellamento asfissiante in ogni occasione del credo altrui ci porta all'irritazione intolleranza e allontanamento o si fa finta di nulla o si cambia aria , ecco spiegato molte cose

  10. #25
    uhm... fino a quando sono stato nel paese in cui sono nato, Solarino (Sr), mia nonna la sera, mi prendeva per mano e mi portava con lei a messa. Avevo 4 anni, mi pare. Mi sembrava bello. Poi, trasferito ad Augusta, il paese in cui lavorava mio padre, chiesa nemmeno a parlarne, tanto da non prendere ne comunione ne cresima. I miei genitori sono stati sempre estranei alla chiesa. Mia madre poi, prese uno schiaffo e una spiata ai genitori da una suora perché, da signorina, si era vista con mio padre, fuori la scuola, una volta. Il mio professore di religione, padre Paolo, francescano, mi chiamava il "Turco", perché alla verenanda età di 13 anni, non avevo ancora la comunione.

    Oggi, quando torni a casa e ti siedi a pranzo con i tuoi devi dire : "Noi siamo una famiglia di turchi", questo mi disse una volta padre Paolo di dire a casa, per spronare i miei genitori. Ma io comunque gli ho voluto bene e, molti anni dopo, saputo che lo avevano trasferito a Sortino, un altro paese della nostra provincia, andai a trovarlo insieme ad un amico. Padre Paolo per ben 2 volte, mi fece fare il chirichetto a messa.

    Durante quel periodo mi scrissi pure agli scout. Sq. PANTERA!! Ma non ebbi modo mai di prendere la promessa. Ebbi la sfortuna di avere come capo squadriglia un comunista dichiarato. Tanto comunista che i capo reparto, ogni volta che qualcosa non era fatto come loro volevano gli dicevano : "Ma a Mosca, usate fare le cose in questo modo??"

    Io all'epoca mi ritenevo fascista, o almeno tale credevo di essere per provenienza e ceto sociale, pertanto con Walter, il mio capo squadriglia, le cose non andarono molto bene. A parte aver subito per più di una volta, abusi. Per abusi intendo non sessuali, a meno che per abusi sessuali si intende anche la classica "salatina" e cioè buttarsi addosso al malcapitato, abbassargli le mutande e buttarci dentro di tutto, terra, bucce di arance, fango..... scolatura di piatti.... persino le spine dei ricci delle castagne, tanto per dire.

    La motivazione che mi fece lasciare gli scout fu la consapevolezza che con Walter come capo squadriglia, la promessa io non l'avrei mai fatta. E infatti, durante l'ultimo campo invernale, poichè avevo perso il mio cucchiaio, avevo preso quello di chi aveva terminato la colazione, l'avevo lavato accuratamente e utilizzato a mia volta per fare colazione a base di latte e biscotti. Non l'avessi mai fatto, Walter fu il primo a terminare e andar ad una riunione di capi squadriglia ed io presi il suo cucchiaio. Per una ragione tornò indietro e cercò il cucchiaio. Appena gli dissi che l'avevo preso io per fare colazione, mi sputò nel latte.

    Non l'avesse mai fatto. Presi il latte e glielo rovesciai addosso e ci azzuffammo. I capi reparto ci punirono ed io, che avrei dovuto prendere la promessa, me la giocai, appunto. Lasciai gli scout con la consapevolezza che fratellanza e amicizia fossero lontani dall'essere in quella istituzione.

    Da allora smisi di frequentare parrocchie, scout e confraternite.... solo amici, dopo che questi passino un accurato esame per far parte della mia cerchia.

    Viva la fratellanza!!!


    p.s. con Walter poi ci siamo ritrovati a causa di amici in comune.... nessuno di noi ha mostrato rancori o fatto riemergere le lotte passate. Segno credo di maturità, o no? boh!!
    Bambol utente of the decade

  11. #26
    Astensionista L'avatar di nahui
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    Io, dopo aver sentito i racconti dell'orrore scout dei miei cugini (sesso, spinelli e capi viscidi e rattusi) ne ho tenuto ben lontana mia figlia. Certo, ogni ambiente è un caso a se, non si deve generalizzare, ma comunque mi sa di organizzazzione simil massonica, gli amici della parrocchietta che per il resto della vita si scambiano complicità e favori. Poi quei pantaloncini corti negli adulti, sono abominevoli.
    Il vero castigo per chi mente non è di non essere più creduto, ma di non potere credere a nessuno.
    (George Bernard Shaw)

  12. #27
    Posh&Rebel L'avatar di efua
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    Da piccolina mi sarebbe tanto piaciuto farne parte ma poi erano quelli per i quali non cantavo nel coro e similari e non mi ci sono mai avvicinata.
    Dopotutto si aivoglia a porcellerie i simili Papa boys.
    C'erano due gruppi, fratelli e sorelle maggiori e quello dei fratelli e sorelle minori.
    Ad un certo punto fu come Beautiful
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  13. #28
    la viaggiatrice L'avatar di dark lady
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    Nell'ambiente che ho conosciuto io gli scout sono un gruppo bellissimo, serio, in cui conta l'impegno individuale ma soprattutto il saper stare in gruppo. Ho imparato un sacco di cose, prima nei lupetti e poi negli scout veri e propri: a montare una tenda, a costruire qualsiasi cosa solo con pali di legno e una corda, a fare i nodi, a riconoscere le specie di piante e fiori, a cucinare, ad orientarmi con una cartina e una bussola... era una vera e propria scuola di sopravvivenza. C'era la promessa, che prendevi solo dopo aver superato una serie di prove. E poi c'erano le specialità, ossia delle cose su cui dovevi specializzarti e fare poi una sorta di esame che certificasse quello che avevi imparato. Io mi ero presa le specialità di botanica, cuoco e maestro dei nodi
    Si beh, poi c'erano gli scherzi dei più grandi, tipo quando ti legavano al palo, o quando ti nascondevano qualche cosa strana nel sacco a pelo. O i giochi notturni, che ti svegliavano in piena notte e dovevi scattare. Però aiutava a crescere anche quello.
    E poi era un ottimo pretesto per non dover passare le domeniche in famiglia, tornando al discorso del rapporto con la madre. Una fatica a convincerli a mandarmi alle uscite, ma ne valeva la pena, pur di non dover sopportare mia madre tutta una domenica
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  14. #29
    Astensionista L'avatar di nahui
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    Io ho imparato tutte queste cose al campeggio e nella casa di campagna da mio padre
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    (George Bernard Shaw)

  15. #30
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    il compito diventa ancor più gravoso quando hai un figlio adolescente o adulto con cui rapportarsi , forse nahui ha incominciato a mettersi da parte remore della sue esperienza di figlia , con assoluta certezza ti ritrovi una persona che a malapena ti sopporta e la convivenza diventa molto difficile , mandi giù bocconi amari e maledisci di averlo generato , ma tutto questo è normale " uccidi il padre " è stato detto e non mi ricordo da chi

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